SALA VITTORIO GASSMASN " LO SCENEGGIATORE"

  

Grazie all’amicizia con Willy Antuono Magni si affaccia al mondo della sceneggiatura collaborando alla stesura di un soggetto per Antonio Racioppi “Tempo di Villeggiatura” si apre così una lunga parentesi che lo porterà a collaborare con registi come Mauro Bolognini, Alberto Lattuada, Mario Monicelli scrivendo con sceneggiatori come Rodolfo Sonego con il quale è stato candidato all’Oscar per “La Ragazza con la pistola” con protagonista una straordinaria Monica Vitti

La carriera artistica di Magni, inizia dopo la partentesi, in cui faceva disegni satirici per le testate romane, come sceneggiatore per altri registi. Ma quasi per caso. Grazie alla conoscenza con un ragazzo italo americano Willy Antuono che aveva preso in affitto una camera ammobiliata nello stesso appartamento in cui viveva Gigi. Willy frequentava il centro sperimentale di cinematografia ed era stato incaricato di preparare un soggetto per un suo collega che faceva regia Antonio Racioppi. Antuono chiese a Magni di aiutarlo e dalla penna dei due nacque Tempo di Villeggiatura era il 1956, lo stesso anno come abbiamo in cui sposa Lucia Mirisola. Eccome racconta gli esordi Gigi stesso nell’intervista autobiografica concessa a Marina Piccone:

“A quel tempo, a metà degli anni cinquanta vivevo in una camera ammobiliata, dietro piazzale Flaminio, in via degli Scialoja. Le proprietarie dell’appartamento erano vecchie signore che affittavano le camere a giovani di belle speranze. C’è n’era una la più vecchia ma sembrava la più giovane, con una parrucca nera, la faccia bianca di cipria e il rossetto. Vestiva come una ragazzina. Era simpatica. Nella casa abitava un altro ragazzo, Willy Antuono che aveva lasciato l’America perché voleva lavorare nel cinema in Italia. Willy viveva a Paterson, nel New Jersy, la capitale dell’anarchia, da cui venne Gaetano Bresci, l’uomo che a Monza uccise il Re Umberto I. In quel periodo stava scrivendo un soggetto per Antonio Racioppi, un regista diplomato al Centro Sperimentale, e mi chiese di aiutarlo. Luigi Zampa che era il supervisore alla regia, trovò la storia carina, ma per il copione, disse, occorrevano sceneggiatori bravi, professionisti, e chiamò Age & Scarpelli. Il film era Tempo di villeggiatura e i protagonisti furono Vittorio De Sica, Giovanna Ralli e Nino Manfredi”

L’incontro con Age & Scarpelli, la coppia più prolifera del cinema italiano è stato fortunato perché gli ha aperto la strada nella professione è sempre lui stesso a raccontarlo a Marina Piccone

“ Avevo già conosciuto la coppia più prolifica e apprezzata del cinema italiano di quei tempi al Marc’Aurelio, il giornale satirico con cui, giovanissimo collaborai , ma non avrei mai pensato di lavorare con loro. Comincia a fare “il negro”, quello che scriveva ma non firmava, ma era giusto così. C’era l’autore proprietario della bottega, e c’eri tu, che imparavi il mestiere. Ricordo che un giorno incontrai Maurizio Arena che mi disse. “ Ah, tu sei il negro? Infatti me parteva che c’avevi la faccia un po’ scura”

Magni, inizia in questo modo a scrivere per altri, ha collaborato con registi come Mauro Bolognini – Camillo Mastrocinque, Giorgio Bianchi e anche la prima stesura di Totò, Peppino e la Dolce Vita  racconta a Marina Piccone :

“Solo la prima stesura, insieme a Fabrizio Sarazai e Achille Campanile, poi ci cacciarono e il film lo fece Sergio Corbucci con altri sceneggiatori. Succedeva anche questo. Non era un dramma. Per fortuna avevamo preso l’anticipo e fummo contenti lo stesso”

Arrivano film come La Cambiale – Il mio Amico Benito – Il Corazziere – Gli Attendenti che avevano come protagonisti attori che hanno scritto la storia del cinema italiano all’epoca appena agli esordi. Tra questi Vittorio De Sica – Nino Manfredi – Renato Rascel giusto per ricordarne alcuni.

1956: TEMPO DI VILLEGGIATURA

In un hotel di Corniolo si incrociano le storie e le vicissitudini  amorose di persone normali e originali. Un ragioniere corteggia una signorina, finta timida. Un aspirante attore per sopravvivere chiede aiuto alle cameriere. Un autista si invaghisce di un'ex ballerina provocando la reazione della sua fidanzata. Uno studente di medicina si vergogna del padre, un onesto capo cameriere. La riscoperta del paesaggio italiano, dopo gli scenari saturi di Art déco della commedia del Ventennio,  era già stata auspicata da giovani critici antifascisti che si raccoglievano intorno al  Cinema quali Mario Alicata, Michelangelo Antonioni, Giuseppe De Santis e Gianni Puccini, fin dai primi anni Quaranta.  In questa fittizia località di Corniolo, frazione  del comune altrettanto fittizio di San Vincenzo, ubicata così esattamente quanto fantasticamente a 38 Km a sud di Roma, viene messa in scena l'animazione del turismo di massa dell'epoca raccontandoci «storie di personaggi solo verosimili e non più realistici, che agiscono nello spazio di un set ricostruito nei teatri di posa.

1959 LA CAMBIALE

Il noto finanziere Pierluigi Bruscatelli dopo aver pagato con una cambiale da 100000 lire due truffatori, i cugini Posalaquaglia e il loro sprovveduto cliente complice, viene arrestato. In galera spiega al compagno di cella tutta la teoria sulle cambiali, teoria che viene illustrata dagli "episodi" del film. I cugini Posalaquaglia convincono il loro padrone di casa, il cavalier Temistocle Bisogni, ad accettare in pagamento dei sei mesi di affitto arretrato la cambiale di Bruscatelli. Con questa cambiale il cavalier Bisogni acquista da Michele un cane da caccia di provenienza incerta, spacciato per un setter di razza purissima. Michele è solo il commesso del negozio ed è continuamente umiliato dal proprietario Ottavio, fratello della sua fidanzata che non vede di buon occhio questo fidanzamento.

Michele è costretto a lavori umilianti come lavare e tosare i cani mentre finge di corteggiare le loro vecchie padrone; in realtà sogna avventure galanti con bellissime donne di quell'alta società di cui cura solo gli animali. Michele si confida col principe Alessio, un nobile slavo, con il quale è in confidenza curando i suoi due pastori scozzesi e ne riceve indicazioni sui locali notturni alla moda e su come sedurre una donna. L'occasione per applicare questi consigli si presenta subito, quando nel negozio entra Odette Mercury. Michele, prendendo a guinzaglio gli eleganti cani del principe, si finge il principe stesso e così riesce ad ottenere un appuntamento galante per quella sera stessa. Al ritorno di Ottavio questi si adira con Michele per aver accettato la cambiale e quindi, come punizione, gira la cambiale stessa a Michele come pagamento anticipato dello stipendio. Ma la brutta sorpresa viene quella sera stessa all'appuntamento con Odette. Dopo la cena in un ristorante di lusso, Odette invita Michele a casa sua e dopo una notte d'amore Odette si rivela una prostituta di alto bordo ed il povero Michele è costretto a pagarla con la cambiale di Bruscatelli.

 Con questa cambiale Odette vorrebbe comprare una pelliccia di tapiro, ma il commesso Olimpio è irremovibile: non concede sconti per l'acquisto né accetta la cambiale in pagamento. Interviene Alfredo Balzarini, titolare del negozio, sensibile alle avances della bella Odette, che accetta la cambiale con la promessa di una conoscenza più approfondita. Olimpio, nonostante la vecchia amicizia con Alfredo, fa intervenire la moglie di questi, vera proprietaria del negozio, che scombina i piani del marito.

In seguito la moglie di Alfredo scopre la cambiale e fa una scenata al marito il quale, non potendosi discolpare, è costretto a restituire la cambiale. Recatosi a casa di Odette, Alfredo vi trova Olimpio, reduce da aver pagato il contributo "validità e giovinezza" alla ragazza, e viene a sua volta sedotto da Odette. Non essendo riuscito né ad incassare la cambiale né a riprendere la pelliccia, Alfredo viene coinvolto da Olimpio in un incontro di lotta truccato dove entrambi vengono picchiati e perdono la cambiale. Alla fine Bruscatelli non paga poiché ha saldato il suo debito con la società con la prigione; la cambiale va in protesto ed ognuno dei personaggi coinvolti cerca di rientrare in possesso o del contante dovuto da chi ha girato la cambiale, o almeno della merce venduta. Alla pellicceria si presenta l'ufficiale giudiziario che pretende il pagamento di una cartella esattoriale che Alfredo ha finto di aver pagato con i soldi recuperati dalla cambiale. Contemporaneamente viene presentata la cambiale protestata e la moglie di Alfredo scopre tutto. I due coniugi hanno un feroce litigio, Alfredo viene ferito e la pelliccia di tapiro viene recuperata. Odette si presenta alla festa di nozze di Michele e prende in pegno l'abito da sposa della sorella di Ottavio in cambio del pagamento della cambiale. Ottavio si presenta nel negozio del cavalier Bisogni, compra merce per centomila lire, l'importo della cambiale, paga con la cambiale e fa portare via la merce da Michele. Subito dopo i due sono da Odette per scambiare la merce con l'abito da sposa e nasce subito una simpatia tra Ottavio ed Odette.

Il cavalier Bisogni ha una causa in pretura contro la prostituta Lola Capponi che lo accusa di averle sparato una fucilata nelle terga durante una battuta di caccia vantando testimoni oculari. Il cavaliere in cambio della cambiale propone ai due cugini Posalaquaglia una falsa testimonianza che lo scagioni. Al momento dell'udienza però i due cugini sono gli stessi testimoni, ovviamente falsi, precedentemente ingaggiati anche da Lola, pertanto sono allo stesso tempo pro e contro nella stessa causa. Il giudice se ne accorge subito e li fa arrestare. In prigione ritrovano Bruscatelli, mentre viene scarcerato per l'intervento di un ministro. I due gli fanno presente la cambiale, e lui, facendo finta di essersi dimenticato di pagarla, la rinnova con un'altra cambiale che i cugini lasciano in deposito al secondino per le piccole spese durante la detenzione.

 Le riprese della pellicola iniziarono nel maggio del 1959 ma il film rischiò di non essere completato a causa dello stato di salute di Totò, uno degli interpreti principali secondo il copione originario, la cui ricorrente malattia agli occhi si aggravò improvvisamente dopo due soli giorni di lavorazione a causa della virulenza delle luci sul set. L'attore, praticamente cieco, fu costretto a sospendere la riprese a tempo indeterminato. Il regista Camillo Mastrocinque, rassegnatosi ormai a terminare il film senza la presenza di Totò, modificò la trama e continuò a girare una nuova versione del film che riduceva al minimo le scene dell'attore napoletano, completando il tutto nel giugno 1959. Il film venne montato e presentato alla commissione di censura, ma la riduzione delle scene con Totò pesava molto sul risultato finale e la casa di produzione dell'opera, la Jolly Film, insistette affinché l'attore tornasse a finire il film. Nell'ottobre seguente, dopo cinque mesi di pausa, Totò fece ritorno sul set dietro permesso speciale dei suoi medici con l'intenzione di effettuare una settimana di nuove riprese. Mastrocinque girò quindi delle scene suppletive con Totò e con Peppino De Filippo, che venne scritturato appositamente dato che inizialmente la sua presenza non era prevista nel cast originale della pellicola. Il film, con l'aggiunta delle nuove scene, venne quindi rimontato e uscì nei cinema alla fine di novembre. Il film ebbe diversi problemi con la censura dell'epoca. La commissione del Ministero dello Spettacolo ebbe da ridire su alcune scene del film ritenute troppo audaci, ordinando di modificare quelle dove il personaggio di Sylva Koscina scopre troppo una gamba per provare una giarrettiera e quando per sedurre Tognazzi, togliendosi il soprabito, si mostra di spalle a schiena nuda dando ad intendere di essere completamente nuda; ed infine di eliminare un'intera scena con Vittorio Gassman e Georgia Moll girata sull'Appia Antica dove era troppo evidente che i due avrebbero finito per appartarsi

1960: IL CORAZZIERE

Nell'Italia fascista, Urbano Marangoni ambisce di poter diventare Corazziere, come il suo defunto padre, ma si tratta di un sogno destinato a non avverarsi a causa della sua bassa statura. Lavora come batterista in una orchestra di locale notturno, ma un giorno entra senza volerlo in urto con i capi locali del regime e viene licenziato. Conosce Mirella, una giovane vicina di casa, ed i due entrano in simpatia, ma lei è proprio la figlia del locale capo fascista. Dopo essersi fatto tutte le guerre dell'Italia fascista - la conquista dell'Etiopia, la Spagna, l'Albania, la Russia ed il Nord Africa - torna in Patria ed in circostanze sfortunate perde l'iscrizione al Partito Fascista. Con l'aiuto del padre di Mirella, divenuta la sua fidanzata, riprende la tessera fascista ma la ottiene proprio il giorno della caduta di Mussolini, per cui viene malmenato per strada, mentre il suo futuro suocero nasconde in fretta e furia ogni traccia del suo ruolo nel decaduto regime. Quando finalmente riesce a sposarsi, il suo matrimonio si celebra proprio il 7 settembre ed il giorno stesso viene rapito da emissari del Re, i quali gli chiedono, data la sua statura, di fare il sosia di Vittorio Emanuele III, in modo da coprirne la fuga.

Gli promettono che in cambio egli potrà finalmente ricevere la tanto sospirata nomina a Corazziere. Ma, scampato anche a questa disavventura e finita la guerra, tutti si dimenticano delle promesse. Lui quindi passerà le giornate ad inscenare proteste conto le ingiustizie subìte, sino a che uno di quelli che gli avevano fatto la promessa lo assumerà per fare la pubblicità alla sua azienda di formaggini. Così Urbano nello spot televisivo potrà finalmente indossare la tanto sospirata divisa. Nel film Rascel canta la canzone Il piccolo corazziere, composta nel 1948[1] che ebbe in quegli anni una buona notorietà e che fu anche riproposta dal ‘’Piccoletto’' (nomignolo con cui era conosciuto Rascel) in varie trasmissioni televisive. "Il sacco di Babbo Natale cinematografico - scrisse "Stampa Sera" - ci riserva Rascel, che farà al cinema, come già nella rivista, un film senza problemi e senza sottofondi..."

”Il film procede con una comicità scontata – è scritto sul ”Corriere Lombardo" del 20 giugno 1961- presentando un'immagine grossolana dei gerarchi e del periodo fascista. Rascel sta tra il comico ed il sentimentale, Buazzelli è sciupato nella parte, Claudia Mori, molto carina, si vede volentieri”. Quando interpretò "Il Corazziere" Claudia Mori aveva soltanto 16 anni e fu il suo lancio cinematografico, cui seguì anche quello nel campo della rivista, in cui debuttò diciassettenne con la Compagnia di Carlo Dapporto

1961: GLI ATTENDENTI

In una palazzina vicino alla caserma abitano alcuni ufficiali con le loro famiglie e cinque militari appena assegnati al reparto vengono destinati al loro servizio come attendenti. De Acutis, professore universitario di tendenze pacifiste, viene assegnato al Colonnello Terenzi, ma ben presto s'innamora della figlia del colonnello a riposo Bitossi; Donati, un ragazzo timido, accompagnato dalla madre, una vedova piacente, va dal Maggiore Penna, che finirà con lo sposare la madre dell'attendente; Santo, che è partito la mattina stessa del matrimonio, va dal Tenente Ronchi ma colloca la sposina a servizio nella famiglia del Colonnello Bitossi, per averla almeno vicina; Domenico, sprovveduto ragazzotto di campagna, va dal Tenente Valentini, sposo novello; Antonio, che nella vita civile fa il ballerino, ha una relazione sentimentale con Lauretta, attrice di varietà, e una sera in cui si prende la libertà di invitarla in casa del suo superiore, il tenente Martucci, approfittando della sua assenza, per un rinvio della partenza succede che l'ufficiale si incontra con Lauretta: dall'equivoco nasce la gelosia di Antonio che si decide a sposare la fidanzata. Anche De Acutis riuscirà a sposare la figlia del Colonnello Bitossi e Santo potrà godersi la luna di miele bruscamente interrotta durante la lunga licenza che gli viene concessa.

Magni, orami è uno sceneggiatore che inizia a farsi strada e le collaborazioni sono sempre più prestigiose, infatti dopo aver lavorato ad altri testi sempre per Giorgio Bianchi, collabora con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa alla sceneggiatura de “Le Voci Bianche” un film che ha scritto una pagina determinante della storia del cinema italiano. Altro lavoro importante in questo periodo è la Mandragola per Alberto Lattuada e Madamigella di Maupin per Mauro Bolognini.

1961: IL MIO AMICO BENITO

Peppino Di Gennaro è un semplice impiegato che vorrebbe fare carriera ma senza successo. Quando un amico gli regala una foto presa durante la prima guerra mondiale che lo ritrae in guerra con Benito Mussolini, decide di approfittarne per farsi ricevere dal Duce, ma l'OVRA lo blocca ogni volta. Dopo numerosi tentativi riesce ad entrare nel suo ufficio, emozionato si siede alla scrivania di Mussolini e quando si accorge che c'è la sua stessa foto in cornice, se la mette al petto. Proprio in quel momento ascolta il Duce che dal balcone annuncia l'entrata in guerra dell'Italia; deluso ed amareggiato, Peppino smonta la foto e macchia il proprio viso con una goccia di inchiostro. Se ne va mesto ed ormai emancipato dalla follia collettiva.

1963 UN TENTATIVO SENTIMENTALE

Carla e Dino, entrambi sposati e in crisi coniugale, si incontrano nella sala d'aspetto dell'Aeroporto di Fiumicino e passano il pomeriggio insieme nella casa di lui al mare, sulla duna costiera nei pressi del Circeo. Nel momento di lasciarsi, decidono per i futuri appuntamenti, che se uno dei due deciderà di non presentarsi, la loro storia sarà finita per sempre. Nel frattempo Carla decide di lasciare il marito Giulio dopo 10 anni di matrimonio. Giulio non è contento della decisione ma parte ugualmente per New York dove lo attende un nuovo impegno lavorativo. Intanto Dino non si presenta all'appuntamento successivo, ma i due amanti si rincontrano per caso e riprendono il loro rapporto. In quello che sarà il loro ultimo appuntamento nella casa al mare si presenta inattesa la moglie di Dino, Luciana, che in un drammatico finale inviterà i due a scegliere una nuova vita mettendosi insieme; ma Dino non sarà capace di prendere una decisione radicale, rimanendo in silenzio alle argomentazioni della moglie. A questo punto Carla, amareggiata e incredula, comprende che il loro rapporto non è mai stato per Dino una cosa veramente importante, e decide pertanto di andare via per sempre.

1964: IN ITALIA SI CHIAMA AMORE

Carla e Dino, entrambi sposati e in crisi coniugale, si incontrano nella sala d'aspetto dell'Aeroporto di Fiumicino e passano il pomeriggio insieme nella casa di lui al mare, sulla duna costiera nei pressi del Circeo. Nel momento di lasciarsi, decidono per i futuri appuntamenti, che se uno dei due deciderà di non presentarsi, la loro storia sarà finita per sempre. Nel frattempo Carla decide di lasciare il marito Giulio dopo 10 anni di matrimonio. Giulio non è contento della decisione ma parte ugualmente per New York dove lo attende un nuovo impegno lavorativo. Intanto Dino non si presenta all'appuntamento successivo, ma i due amanti si rincontrano per caso e riprendono il loro rapporto. In quello che sarà il loro ultimo appuntamento nella casa al mare si presenta inattesa la moglie di Dino, Luciana, che in un drammatico finale inviterà i due a scegliere una nuova vita mettendosi insieme; ma Dino non sarà capace di prendere una decisione radicale, rimanendo in silenzio alle argomentazioni della moglie. A questo punto Carla, amareggiata e incredula, comprende che il loro rapporto non è mai stato per Dino una cosa veramente importante, e decide pertanto di andare via per sempre.

1964: LE VOCI BIANCHE

Le Voci Bianche, rappresenta un paragrafo determinante della storia che vi stiamo raccontando. Magni oltre ad aver collaborato alla stesura del soggetto e della sceneggiatura con Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa vi ha anche fatto una comparsa come attore interpretando un nobile del seicento, la prima ed unica volta al di là della macchina da presa. Si sentiva un imbecille voleva smettere dopo la prima scena ma Festa Campanile e Franciosa furono inflessibili. Roma, metà del Settecento. Meo è un poveraccio che deve perennemente risolvere il problema della fame. La grande occasione si presenta quando un amico gli dà l'idea di sacrificare il fratello più piccolo e portarlo in un Conservatorio per castrarlo e farlo diventare una "voce bianca", in un'epoca in cui, per volere papale, le donne non potevano recitare a teatro e quindi i castrati erano tenuti in grande considerazione perché ricoprivano i ruoli femminili. I 300 scudi di compenso risolverebbero i problemi della famiglia e permetterebbero a Meo di sposarsi, ma il fratello pensa bene di scappare. Meo lo deve sostituire, visto che non può restituire i soldi e non vuole neppure essere incarcerato. Corrompendo il chirurgo, salva la sua virilità ma deve fingere continuamente di essere una voce bianca. Entrato nel bel mondo della nobiltà romana, approfitta della sua condizione per soddisfare le voglie libertine delle signore, fino a quando mette incinta la stessa ragazza che avrebbe dovuto sposare. Scoperto dal marito della nobildonna, preferisce diventare davvero un castrato stavolta, piuttosto che vedersi decapitare.

1964: TRE NOTTI D’AMORE (episodio La Moglie Bambina)

Cirilla è una giovanissima moglie piena di vita con un marito puritano e gravemente claustrofobico. Spinto dalla moglie nel farsi curare dall'amico psicologo, questi riconduce la causa della malattia proprio in Cirilla, nel troppo e nel tipo di amore paterno verso di lei, consigliando come cura il rapporto con un'altra donna. Ingenuamente Giuliano racconta tutto a Cirilla, che in modo comprensivo tenta di risolvere il problema tramite l'amica Gabriella. Fallito questo tentativo, Cirilla decide di diventare seria e crescere per diventare una moglie vera. E quando Giuliano improvvisamente si sblocca, Cirilla lo pedina fino ad un albergo, scoprendo di essere tradita come una moglie vera.

1964: LE BAMBOLE (episodio La Minestra)                                               

Giovanna, borgatara romana, è sposata infelicemente con Alfonso, uomo rozzo, manesco e più vecchio di lei, e progetta di ucciderlo gettandolo in un canale per rifarsi una vita. Incarica dell'omicidio prima un vecchio camionista, che fallisce nell'intento; poi assolda dei criminali specializzati, che dopo aver incassato un congruo anticipo vengono meno all'accordo; anche l'amante di Giovanna per errore getta lei stessa nel canale invece di Alfonso, e la donna si salva per miracolo. Giovanna è costretta a tornare a mangiare la solita minestra con il marito e a sopportare gli sgradevoli rumori che lui produce sorbendola

1964: EL GRECO

Nell'estate del 1577 il pittore Domenico Theotokopoulos, detto El Greco, arriva a Toledo con l'incarico di dipingere un "retablo". Qui s'innamora di Jeronima de la Cuevas, figlia di un aristocratico del luogo; ma il loro amore è fortemente contrastato dai pregiudizi sociali e dalle invidie causate dalla rapida ascesa e dalla popolarità del pittore. Al Re Filippo II, che si reca in visita a Toledo, El Greco fa dono di un dipinto intitolato "L'adorazione del Nome di Gesù", nel quale è ritratto lo stesso sovrano. Esaltato dall'apparente favore regale, Domenico dimentica ogni prudenza e, durante una festa, bacia Jeronima.

Scoperto, viene sfidato a duello e ridotto in fin di vita. Malgrado ciò Jeronima e Domenico continuano ad incontrarsi segretamente; ma ormai El Greco è alle strette. I suoi nemici lo denunciano all'Inquisizione come negromante. Arrestato, durante i lunghi mesi di prigionia sopporta torture fisiche e morali e tiene testa all'accusatore e al Grande Inquisitore, ma alla fine, malato e ridotto allo stremo delle sue forze, è costretto ad ammettere le sue colpe e viene liberato.

Nel frattempo, Jeronima entra in convento dove prima di morire dà alla luce un bambino frutto del suo amore per Domenico. Passano gli anni, El Greco, ormai vecchio, vive tra i pazzi, quasi folle anche lui. Un giorno un apprendista, poco più che fanciullo, prende a lavorare con il pittore: è suo figlio, il figlio di Jeronima: e forse, a contatto con il ragazzo anche El Greco potrà un giorno, di nuovo, sorridere alla vita.

 

1965: CELESTINA PR

Un film di Carlo Lizzani con Beba Loncar, Assia Noris, Franco  Nero, Venantino Venantini, Piero Mazzarella, Raffaella Carrà, Massimo Serato, Nino Crisman, Elio Crovetto, Marilù Tolo. Genere Commedia durata 105 minuti. Produzione Italia 1965. La "Celestina public relations" è la ditta più stimata di Milano e dintorni in fatto di ruffianerie. Celestina è una matura mezzana che procura le amanti agli industrialotti della Lombardia. Lei però non va mai con nessuno, nemmeno con il suo giovane e innamorato collaboratore. Ogni tanto scoppia qualche scandalo, ma la terribile donna rimane sempre in se

1965: MADAMIGELLA DI MAUPIN

Nella Francia del Re Sole una ragazza, Maddalena, pur di non sottostare a un matrimonio di convenienza, si arruola nell'esercito. Per questo deve travestirsi da uomo prendendo il nome di Teodoro. Ben presto però si innamora del capitano Alcibiade che gli dimostra grande cameratismo. La sua identità però viene scoperta dal perfido D'Albert che si invaghisce di lei ma alla fine, chiarito l'equivoco, tornata nei panni di Maddalena, dichiarerà il suo amore ad Alcibiade

1965: LA MANDRAGOLA

La trama è esattamente la stessa della commedia teatrale, sebbene vi siano state aggiunte delle scene o le stesse siano state rese in maniera differente rispetto al corpus originario. Nel corso di un lungo soggiorno a Parigi, il giovane Callimaco viene a sapere dall'amico Cammillo Calfucci della bellezza di Lucrezia, sposata da quattro anni con il ricco quanto sciocco notaio Nicia Calfucci, da cui non riesce ad avere figli.

Tornato a Firenze, egli vede per la prima volta e si innamora della donna, che tenta di incontrare e sedurre ma senza successo. Ad aiutarlo nell'impresa, oltre al suo servo Siro, è il parassita Ligurio, che ha una grossa influenza su Nicia; Ligurio consiglia a Callimaco di fingersi dottore e di convincere il notaio di far bere alla moglie un infuso di mandragola, in grado di curare la sua presunta sterilità (è infatti Nicia a essere sterile: secondo una credenza allora diffusa, un uomo che non fosse impotente doveva necessariamente essere in grado di procreare).

Questa magica cura ha però una controindicazione: chi avrà il primo rapporto sessuale con la donna verrà infettato dal veleno della mandragola e morirà entro otto giorni. Per ovviare al problema e al contempo proteggere l'onore di Nicia, basterà farla incontrare di nascosto con il primo "garzonaccio" di strada, che assorbirà tutto il veleno mortale.

Persuaso Nicia, rimane solo di convincere Lucrezia, che non acconsentirà mai visto il suo carattere pio e devoto. Interverranno questa volta anche la madre Sostrata e il frate Timoteo, che giocando proprio sulla sua devozione cristiana - importante drammaturgicamente la citazione biblica di Lot e le figlie - la convinceranno alla "cura". Quella notte Callimaco si travestirà da mendicante e verrà portato dal marito stesso nelle braccia della moglie, che non si accontenterà di questo fugace incontro ma vorrà reiterarlo nel tempo a venire.

1965: EXTRACOINUGALE (episodio “La Moglie Svedese”)   

Extraconiugale è un film collettivo del 1964 diviso in tre episodi, diretti da Massimo Franciosa (La doccia), Mino Guerrini (Il mondo è dei ricchi) e Giuliano Montaldo (La moglie svedese). La voce narrante è quella di Nico Rienzi. Il film è articolato in tre episodi disgiunti fra loro, ma accumulati dal tema delle relazioni sessuali extramatrimoniali.

La moglie svedese: Renato è un siciliano che vive in Scandinavia e ha sposato Eva, una donna del posto. Quando la coppia arriva in Sicilia in visita ai parenti di lui, il comportamento disinibito di Eva scandalizza i parenti, al punto da far loro progettare un terribile castigo per l'uomo

1966: LE STREGHE (episodio La Siciliana)

Cinque episodi distinti, tutti con protagonista Silvana Mangano, moglie di Dino De Laurentiis, produttore del film. I titoli di testa sono animati e disegnati da Pino Zac.

"La siciliana", regia di Franco Rossi

Anche questo episodio è un frammento velocissimo come quello diretto da Bolognini. Gli stereotipi del sud tra tragedia ed onore vista con occhi ironici e quasi spietati. Un materiale drammatico e delicato, tra gelosie, tradimenti e vendette, trattato in modo leggero, quasi irrispettoso. E del tutto fulminante nella sua essenzialità.

1966: LE FATE (episodio Fata Sabina)

Sabina (Monica Vitti) sfugge consecutivamente a due tentativi di violenza da parte di automobilisti dall'apparenza perbene che le offrono un passaggio. Finalmente incontra uno straniero (sammarinese, interpretato da Enrico Maria Salerno) che in compagnia di una bella ragazza sa mantenere la sua compostezza, cosa che risulta quasi impossibile ai repressi e insoddisfatti italiani (e italiane).

Fata Sabina

Sabina (Monica Vitti) sfugge consecutivamente a due tentativi di violenza da parte di automobilisti dall'apparenza perbene che le offrono un passaggio. Finalmente incontra uno straniero (sammarinese, interpretato da Enrico Maria Salerno) che in compagnia di una bella ragazza sa mantenere la sua compostezza, cosa che risulta quasi impossibile ai repressi e insoddisfatti italiani (e italiane).

La carriera di sceneggiatore di Magni, è ormai verso la maturità, tanto che inizia a collaborare con alcuni dei maggiori colleghi dell’epoca tra questi Rodolfo Sonego con il quale scrive La Ragazza con la pistola per la regia di Mario Monicelli con protagonista Monica Vitti. Con questa sceneggiatura sfiorano per poco il premio Oscar. Il maestro racconta nell’intervista concessa a Marina Piccone che della candidatura al maggiore dei premi cinematografici lo venne a sapere dai giornali che parlavano di una proiezione del film. Sempre di questo periodo è Per Grazia Ricevuta alla cui sceneggiatura lavora con l’amico di sempre Nino Manfredi. I due danno vita alla celebre canzone Viva Viva Sant’Eusebio che oggi contraddistingue il film come Nu je da retta Roma per la Tosca.

1966: NON FACCIO LA GUERRA FACCIO L’AMORE

Un sommergibile tedesco, dopo vent'anni dalla fine della guerra, non si è ancora arreso e vaga nell'oceano trascinando un ufficiale mezzo rimbambito, una ciurma sparuta e inebetita, nonché Ombrina, una ragazza salvata da un naufragio quando aveva solo un anno e adottata dagli uomini dello strano natante.

Un giorno, poiché per caso presso il sommergibile sommerso si è fermato lo yacht del miliardario sudamericano, don Getulio, sul lussuoso battello Ombrina viene mandata a rubare dei viveri. La ragazza incontra Nicola, il medico di bordo e lo cattura per cui viene in seguito punita dal comandante con un periodo di reclusione su di una isola deserta, dove, casualmente, finisce per trovarsi anche Nicola. Nel loro reciproco amore i due giovani trovano finalmente una ragione di vita. Vengono sposati dal capitano e in seguito, quando si scopre che Ombrina è la figlia del miliardario, mentre il sommergibile affonda, il capitano assume il comando dello yacht sul quale prende posto con piacere anche l'equipaggio. Ombrina e Nicola scelgono la libertà e si allontanano a nuoto.

1967: LA CINTURA DI CASTITA’

Il Duca Pandolfo parte per dal suo castello, dopo aver posto la cintura di castità alla moglie (che però ne rientra subito in possesso). Nomina nobile il cavaliere Guerrando, del quale la contadina Boccadoro si è innamorata. Guerrando riceve in dono un feudo e pensa di poter disporre di Boccadoro, sua suddita, che però intende concederglisi solo se maritata.

Su consiglio di Marculfo, Guerrando sposa Boccadoro, ma subito dopo è costretto a partire per Bari, caduta in mano saracena, senza aver avuto il tempo di consumare il matrimonio. Anche Guerrando applica alla sposa la cintura di castità. Boccadoro si veste a sua volta da guerriero e, grazie all'incontro con Dragone, raggiunge il campo crociato dove vede morire Marculfo, gravemente ferito durante le esercitazioni guerresche. Boccadoro e Guerrando cadono prigionieri dei Mori, a Bari.

 Insidiata dal sultano Ibn-el-Rascid, invaghitosi di lei, Boccadoro si salva perché costui deve correre a difendere la città dall'arrivo delle truppe di Ludovico II. Ripresa la chiave della cintura, che era finita nelle mani del sultano, i due riescono a fuggire e a coronare così la loro storia d'amore.

1968: IL MARITO E’ IL MIO E L’AMMAZZO COME MI PARE

Allegra, la giovane moglie di Ignazio, un vecchio musicista, incontra Leonardo, un giovane stravagante che le propone di uccidere il marito per poter vivere insieme. Iniziano così i più strani tentativi da parte dei due per uccidere l'anziano coniuge, ma quest'ultimo, favorito dalla fortuna, riesce sempre a sottrarsi a ogni tipo di attentato. Alla fine Ignazio si rende conto della situazione e, fingendosi vittima di un nuovo tentativo d'omicidio da parte dei due giovani, si fa credere morto lasciando liberi Allegra e Leonardo di essere felici.

1968: LA RAGAZZA CON LA PISTOLA

Assunta Patanè, una giovane siciliana, viene rapita per errore da Vincenzo Macaluso. Lei, segretamente innamorata di lui, si lascia sedurre senza opporre resistenza. Il giorno dopo lei si risveglia sola perché l'uomo è fuggito nel Regno Unito per evitare le conseguenze del suo gesto. Assunta, costretta a difendere l'onore personalmente perché senza padre né fratelli, parte per l'Oltremanica armata di pistola, decisa ad uccidere il seduttore. Giunta in Scozia trova il ristorante italiano dove egli lavora ma questi riesce a fuggire.

Lavorando e un po' aiutata da amicizie occasionali, Assunta segue i movimenti di Vincenzo il quale riesce puntualmente a dileguarsi. Un giorno Assunta lo riconosce nelle vesti di un portantino di un ospedale di Bath e lo segue fino al nosocomio, ma lei sviene alla vista di un'operazione. Soccorsa da un primario nasce tra i due un'amicizia. Questi prende a cuore il suo caso e poco a poco, riesce a mutarne la mentalità, a farla desistere dall'assassinare Vincenzo, il quale è addirittura riuscito a spacciarsi per morto, con tanto di finta tomba. Assunta comincia a studiare e a lavorare assumendo così quasi le vesti di una vera inglese. Deluso dall'atteggiamento troppo liberale delle donne britanniche e consapevole di non poter tornare in patria, Vincenzo decide di ricontattare Assunta e le propone di sposarla. Assunta finge di accettare e dopo una notte insieme lo abbandona a Brighton per raggiungere il primario nell'isola di Jersey.

1971: PER GRAZIA RICEVUTA

Un qualificato chirurgo viene chiamato in un piccolo ospedale privato per operare un uomo in gravi condizioni a causa di un tentativo di suicidio: si tratta di Benedetto Parisi. In sala d'attesa si trova la compagna Giovanna Micheli, incinta di lui, che dà il consenso alla rischiosa operazione e sua madre, Immacolata, che si augura la morte dell'uomo, desiderando dare Giovanna in sposa a un avvocato amico di famiglia che lei ritiene più degno, per i sentimenti religiosi che invece Benedetto non ha più.

La narrazione, con continue analessi si intreccia con i primi anni di vita di Benedetto, ragazzino vivace e sfrontato che vive in un paesino agricolo dell'Alta Terra di Lavoro. Benedetto è orfano: di lui si occupa una zia nubile, che lo rimprovera, lo riempie di scrupoli religiosi e medita di sbarazzarsene affidandolo a un orfanotrofio. Di notte il ragazzo non riesce a dormire perché ha paura di certi rumori; la zia gli dice che sono rimorsi per le sue cattiverie, invece li causa lei stessa ricevendo uomini. Anche gli amici di Benedetto sono pervasi dagli scrupoli, temono di essere in peccato mortale per aver guardato, nascosti nei campi, sotto le gonne delle contadine intente alla raccolta. Mentre si appresta a ricevere la prima comunione, Benedetto riceve dal curato don Quirino l'effigie di sant'Eusebio, martirizzato sul rogo.

La notte stessa il ragazzo scopre per caso Giovanni un amante della zia, che si è nascosto dentro un armadio: la donna riesce a spacciarlo per sant'Eusebio, e impone al nipote di non dirlo a nessuno. Benedetto non è convinto ma alla fine ci crede. L'indomani infatti, prima di recarsi a scuola, affigge una preghiera scritta a sant'Eusebio nell'armadio dove ha scoperto Giovanni, ma proprio in quel momento la zia entra nella stanza e inizia a spogliarsi per fare un bagno, mostrandosi inavvertitamente seminuda al nipote. Benedetto non ha poi il coraggio di confessare questo presunto peccato a don Quirino, e al momento della prima comunione, credendosi in sacrilegio, il ragazzo si sente soffocare dall'ostia e per la vergogna fugge via dalla chiesa precipitando in un dirupo, restando però incolume. La gente grida al miracolo e Benedetto viene condotto in processione fra le popolane che gli chiedono grazie. La zia coglie al volo l'occasione per liberarsene, dedicandolo al santo e facendolo accogliere in un convento francescano, in cui trascorre la giovinezza.


Vittorio Gassman

Il grande Vittorio Gassman, è stato diretto dal maestro Luigi Magni solo in due dei suoi film, nel 1971 ha ricoperto il ruolo di Catone il censore in Scipione detto anche l’africano e nel 1973 il ruolo del barone Scarpia ne La Tosca. Magni aveva del grande attore una particolare stima attingiamo dall’intervista autobiografica concessa a Marina Piccone :

“Vittorio era un grande attore, ma era troppo impostato. Quando recitava lo riprendevo:” Ma che se fa così” Il romanesco è un dialetto parlato, anzi una lingua, non si recita. Devi parlare con passione, con l’anima, ma non devi recitare perché non stai al teatro dell’opera”. Ma lui era di padre tedesco e rimase sempre accademico. E poi non accettava consigli da nessuno. Come Alberto Sordi era il vero regista di se stesso. Qualunque cosa gli dicevi non gli andava mai bene. Li dovevi lascià perde.”

La città di Velletri, ha però un legame profondo con il mattatore che è vissuto per un lungo periodo in una proprietà in Contrada Cigliolo e al municipio veliterno ha sposato Diletta D’Andrea. Gassman era legato da una profonda amicizia con Ugo Tognazzi altro illustre cittadino di Velletri.

 Infatti come ebbe a raccontare Alessandro Gassman la casa di Velletri era quella della guerra tra Spartani e Ateniesi. Gli Spartani erano loro, sveglia all’alba, doccia gelata e colazione con pane secco. Mentre a casa Tognazzi si mangiava bene e gli amici andavano ospiti da Ugo perché si stava meglio.

Tra i due giganti del cinema italiano c’era la gara a chi aveva la villa più bella, se Tognazzi costruiva una stanza Gassman ne faceva due e tra loro si generava lo sfottò. Ma sono stati due grandi amici sul set e nella vita privata.

 



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