1974 LA VIA DEI BABBUINI scenografia e costumi di Lucia Mirisola
Dopo Faustina, ambientato in
epoca moderna, anche se girato tra le testimonianze della Roma antica, come i
Mercati Tranianei, il maestro torna nelle sale con un lavoro ambientato in
epoca contemporanea. Stiamo parlando de La Via dei Babuini, film dedicato alla
seconda passione di Magni l’Africa orientale, di cui era profondo conoscitore
dopo Roma. Una storia particolare con perno centrale, il mal d’Africa,
protagonista Caterine Spaack e Pippo Franco, che stranamente ha una parte non
comica che regge brillantemente. Possediamo una mole di documentazione relativa
alla storia della realizzazione di quest’ opera che purtroppo ha avuto poco
valore sia da parte della critica e dal pubblico. Anche in questa occasione,
scenografia e costumi, affidati a Lucia Mirisola, ma scopriamo qualcosa su
questo film particolare attraverso un’ intervista fatta all’epoca a Gianluigi
Rondi a Luigi Magni:
RONDI: “Perché sei venuto via da
Roma? Come mai?”
MAGNI: “Perché non si può vivere
tutta la vita a Piazza del Popolo”
RONDI: “D’accordo, ma il tuo
mondo, la tua poetica, le cose che tu cercavi, la tua letteratura, il …. era
Roma. Cosa sei andato a cercare in Africa, onestamente?”
MAGNI: “ Non lo so, però …. No,
devo dire che non è la prima volta che vado in Africa. Cioè io non è che sono
andato in Africa a fare questo film, io sono anni che torno in Africa, è una
cosa che è maturata un po’ nel tempo. Questo è il sesto anno che torno in
Africa.
RONDI: “Si ,in privato, Io parlo
dell’autore”
MAGNI “ si, si, in privato. Beh,
ma sai non si viaggia mai in privato. Poi, quando si fa un certo mestiere,
anche se viaggi in privato, non viaggi mai in privato, viaggi sempre con una
certa, così, una certa disposizione a cercare, a vedere certe cose. L’ Africa …
beh è difficile, è una domanda difficile, rispondere così in poche parole,
perché l’Africa? “
RONDI: “Io non voglio poche
parole, ne voglio molte? “
MAGNI: “ Ne vuoi molte?”
RONDI: “Non vedi che pezzi che
faccio? Hai visto l’ultimo con Bondarciuk? Sono state tante pagine”
MAGNI: “ Allora, magari …”
RONDI: “No, perché l’Africa, che
non sono alla tua opera, magari a te, ma non alla tua opera fino adesso. Cos’è
c’è di somigliante, oppure cos’è che hai … che c’è di evasione, allora da cosa
hai voluto evadere?”
MAGNI: “ No, ecco, no, questo
assolutamente no. Ecco, quello che è importante dire fin da adesso che non è un
film di evasione. Ecco, io non cerco l’evasione, anche perché mi pare che in un
momento come questo, sarebbe delittuoso da parte di un cittadino evadere. No,
non è vero, no, io … magari è stato un po’ il viaggio che fa appunto Caterina,
ecco ….”
RONDI: “ Che andava a cercarsi?”
MAGNI: “ No, no ,affatto. No, lei in realtà va in
Africa perché ha questo padre che muore, ma lei non andrebbe mai a vedere un
padre che muore, che non ha conosciuto. Se non avesse avuto il desiderio di
staccarsi da Roma, dove aveva questo
marito che non sopportava più. Ma in realtà né uno e né l’altro motivo sono i
veri. Il vero motivo è che lei sente un attrazione. Infatti, il film è La via
dei Babbuini, cioè la via che fanno i babbuini dalla foresta alla savana e poi,
quando è buio, tornano alla foresta e poi dalla foresta ritornano all’alba
nella savana, cioè laddove l’uomo è nato, dove per venticinque milioni di anni
l’uomo ha vissuto in mezzo agli animali e dove, in fondo, è la sua culla. Qui
lei scopre in fondo questa origine, un origine antropologica, un’origine se
vuoi biologica, ma che giustifica forse intanto la scelta di lei di rimanere li
e, al tempo stesso, per uno che cerca di fare, un autore che è nascosto dietro
questo bel personaggio, che cerca di fare questo viaggio a ritroso, è un po’
verifica, ecco ritornare un pochino alla nostra origine, quindi superando tutto
il colonialismo, il razzismo, tutti questi problemi: sono tutti superati da
questo riavvicinamento dell’uomo all’ambiente naturale, dal quale viene, dal
quale nasce. E non a caso il film l’ho girato lì nelle savane dell’Etiopia e
del Kenia, dove è li chi ha scoperto l’australopiteco, dove hanno trovato , gli
avanzi proprio del primo uomo, del famoso anello mancante, del famoso
antropide, che poi diventò uomo, che è quello che ha vissuto appunto nelle
Savane africane. E il tema è un po’ la
nostalgia, cioè scoprire la savana e ritornare nella savana: si ha
l’impressione di tornare in un luogo sconosciuto, cioè ci ritorni, cioè è un,
diciamo, un qualche cosa di ancestrale che ti porto dietro, ma che riscopri,
ritrovi nel momento in cui ti ritrovi nella savana, ti ritrovi in mezzo ai
leoni, in mezzo ai babbuini che erano gli unici animali che erano i compagni
dell’uomo, che erano gli unici abbastanza simili a lui nella savana, perché tu
sai bene che il babbuino è l’unico animale che vive nella savana, è l’unica scimmia
che vive nella savana perché le altre scimmie vivono nella foresta.Non
abbandonano mai la foresta, stanno sempre sugli alberi. Il babbuino invece è
terricolo; si arrampica sugli alberi, ma sempre sui rami bassi e sempre al
limitare della foresta. Si azzarda sempre nella savana, ma poi torna indietro.
L’uomo sceso dall’albero, entrato nella savana, non è più tornato alla foresta
e di lì è diventato uomo. L’iter non lo conosco, non lo sappiamo nessuno però
da questa, diciamo, verità antropologica suggestiva, io ho immaginato questo
tipo di viaggio. Infatti, il film non è che un film sull’ Africa, cioè non è
che si vede l’Africa. Si c’è molta Africa, però non credo che sia l’Africa alla
quale si è abituati. Ecco, non c’è l’Africa delle danze tribali, l’Africa …
quella …
RONDI: “Folclorica?”
MAGNI: “ Quella folclorica, ecco.
E’ un po’ una specie di sogno africano, che fa questa donna attraverso questi
passaggi, seguendo il corso di questi fiumi e ritrovandosi nella savana … Ecco
perché tutto questo?
RONDI: “ Ecco, appunto?”
MAGNI: “Ma perché indubbiamente
forse personalmente mi manca un retroterra, ecco, sono un po’ alla ricerca di
questo. Non basta essere romano, non basta essere prodotto di una … di venti
secoli di civiltà cristiana, eredi di una civiltà greco – latina. Forse non
basta tutto questo, è un po’ poco. Forse
in un momento abbastanza critico come questo, stiamo tutti ricercando un
qualche cosa di più solido, forse un ricostruire un qualche cosa che in questi
anni un po’ dispersivi, così falsamente felicitari, così illusoriamente
benestanti avevamo un po’ smarrito tutti quanti, ecco”
RONDI: “ Si, ma adesso la cosa
che mi colpisce un po’ l’andare via è il partire, l’andare a cercare una storia
individuale, quando tu sei un uomo di problemi sociali, anche quando fai la
barzelletta, il balletto. Non vedo la socialità in questa storia. E’ qui che
vorrei che tu mi illuminassi?”
MAGNI: “ Io penso che la
socialità c’è lo stesso, perché in fondo l’uomo individualmente conta poco. Io
almeno la penso così, cioè. E né credo che questa è una storia borghese
individualistica di una signora. Ecco perché nego che è una signora che va a
cercare se stessa, perché questo è quanto di più disgustosamente borghese si
possa immaginare, è quanto di più inutile possa fare l’individuo. No, voglio
dire, cioè io ho fatto dei film dove c’era, diciamo anche nella barzelletta,
nel balletto, come dici tu, c’era un intento molto polemico, molto anche
aggressivo e soprattutto con trasposizioni a volte addirittura sforzato a
quella che è la realtà di oggi sempre facendo film in costume, ma proprio per
questo diciamo, furiosa polemica e civile che mi anima. Questo forse è
prenderlo un po’ più alla lontana, un pochino più alla larga, ma non per questo
credo che non sia meno socialmente valido. Voglio dire che se gli uomini
avessero un attimo di ripensamento sulla loro origine biologica, questo
potrebbe già essere di buon punto di partenza, ecco, per tentare poi di
riportare nell’esperienza sociale questa acquisizione. Perché non è una fuga,
ecco. Oggi, viaggiare, andare via non significa fare il Gauguin, non significa
più fare la luna e sei soldi. A parte il fatto la facilità con la quale ci si
può spostare e si torna, però andare in Africa, nel film non c’è nulla, ma
andare in Africa e trovarsi coinvolto nella rivoluzione dei giovani ufficiali
contro l’imperatore, i quali giovani ufficiali si ribellano contro l’autorità
della chiesa copta, che è padrona di tre quarti del territorio etiopico per il
latifondo e vecchi privilegi della chiesa, contro l’impero, e quindi
l’organizzazione feudale e i ras, e trovarsi nel vivo di un grosso problema
sociale, è la stessa cosa. Cioè, quindi, non si sfugge e il mio andare un
Africa non è fuggire, è un po’ ecco… Io ho sempre sentito questo fascino,
questo richiamo e sono arrivato a questo tipo di film dopo anni che andavo lì.
Infatti la prima volta che andai per fare un film, che poi era un po’ di quel
genere che dicevi tu, fil afro romanesco, con questo … Ti ricordi la storia di
“Io ti saluto e vado in Abissinia” che
dovevo fare con Manfredi, che era un po’ispirata alla vita di ras Mangashak …”
RONDI: “Dovevi farla, ma non
l’hai fatta?”
MAGNI: “ Si, poi non ho l’ho
fatta più… Che era uno dei ras che furono deportati in Italia, al tempo del
fascismo, perché era un ras che non fece atto di sottomissione all’Italia. E
questo ebbe un figlio, il quale poi se lo dimenticarono. E dopo tanti anni
questo figlio, diventato grande, fu chiamato in Etiopia perché il padre era
morto e gli aveva lasciato una certa eredità. Allora andava questa specie di
burino, andava lì … Però era sempre su quella chiave lì , capito? E andai lì
per la prima volta. Però mi sono trovato davanti intanto ad una realtà dove un
tipo di film così era abbastanza impossibile, perché gli etiopici non vogliono
parlare della vecchia storia con l’Italia. Di noi hanno un pessimo ricordo e lo
preferiscono neanche criticare, cioè neanche sentir dire bene di loro vogliono
sentir parlare di certe cose. Loro si giustificano dicendo che il loro popolo
non è preparato, non è maturo, hanno una percentuale di analfabetismo
altissima, ma questo però anche non è tanto vero, perché era un po’ parlare con
queste autorità che oggi sono state tutte messe sotto processo e imprigionate.
Gli uomini con cui parlai cinque anni fa, adesso stanno tutti in prigione. E
quindi non so quanto mi hanno detto la verità sulla realtà dell’Etiopia. Però
sai, considera anche un po’ la grande suggestione che ha esercitato sui
ragazzini della mia età la guerra d0africa, l’Etiopia. Intanto io sono figlio
di genitori vecchissimi, per cui a casa mia si parlava di Adua come un fatto
normale, accaduto il giorno prima. E poi alla guerra d’Africa noi mettevamo le
bandierine. Ti ricordi? E poi io ebbi una grande impressione quando a scuola,
mi ricordo, io facevo le elementari, ci fecero fare vacanza perché le aule
erano occupate dai soldati in partenza per l’Africa orientale. Allora andammo
tutti a vedere questi vestiti da coloniali. Questa Africa … mah … Tu continui a
non capire “
RONDI: “ No, no, voglio sapere
adesso come si situa questo tuo film nella tua carriera, come lo inquadri?”
MAGNI: “ Non lo so, non credo che
stia a me dirlo?”
RONDI: “ E’ un dramma, una
commedia, è un punto d’arrivo è una sosta per meditare sull’avvenire, trai
delle conclusioni che ti riguardano e riguardano la tua socialità, è una
scoperta che ti permette di comunicare ad altri una scoperta fatta. Non sei un
istintivo, sei uno che sempre ragionato?”
MAGNI: “ No, mi pare che in un
certo senso questo film si può situare in un momento abbastanza preciso, devo
dire ecco. Intanto con una saturazione assoluta di tutte queste romanescherie
che son diventate un po’ insopportabili, anche perché io non aspiro a diventare
l’erede del Sor Capanna. Penso di avere altri interesse anche e semmai questo,
diciamo, questo impulso antropologico, ecco, originario dell’uomo, proprio
della sua nascita, di perché l’uomo, se vuoi addirittura esistenziale, ecco si
può situare anche in un momento di un’età in cui un uomo comincia anche a porsi
dei problemi un pochino un po’ … che vanno anche un pochino un po’ al di là di
quella che è la realtà brutale, drammatica che si vive e alla quale non ci si
può sottrarre e alla quale io assolverò sempre i miei doveri di cittadino
sempre per quello che posso. Però certamente è un momento in cui posso dire di
essere diventato più buono, più tollerante, più disponibile, più comprensivo
ecco. Forse spero, penso che può essere un film adulto, ecco, per quello che
riguarda quello che ho fatto fino adesso.
RONDI: “ Come lingua, come
tecnica, formalmente?”
MAGNI: “ Non lo so. Certamente
non c’è il romanesco, ecco. C’è Pippo Franco, che c’è … Siccome è un … non amo
snaturare i personaggi. Lui è un attore romano, parlare in lingua per lui era
abbastanza difficile, poi veniva fuori un italiano un po’ squinzio, un po’ …”
RONDI: “E’ un film realistico,
comunque?”
MAGNI: “ No, tutt’altro. E’ un
film assolutamente astratto. Io Credo che sia ecco…”
RONDI: “ In che senso astratto?”
MAGNI: “ Ma, voglio dire, che non
è realistico, ecco. Forse ho usato impropriamente il termine astratto. Ma
certamente è un po’ un’Africa sognata, non vista.”
RONDI: “Soggettiva? Attraverso
gli occhi dei personaggi o i tuoi occhi?
MAGNI: “No, no,no, certamente
attraverso i loro, attraverso i loro. Poi potranno anche essere i miei. C’è
dell’ironia, come immagini, è obbligatorio che ci stia in tutte le cose della
nostra vita e come poi è anche un po’ nel mio temperamento”
RONDI: “Ironia o commedia aperta,
franca?”
MAGNI: “No, no, no, devo dire che
no, non c’è né la commedia, non c’è né la ricerca della battuta, non ci sono
più queste cose che in fondo io ho fatto, che credo abbiamo anche per un po’
fatto il loro tempo, ecco. Non è più il tempo di commedia.”
RONDI: “Senti, cosa pensi di
poter ottenere con il cinema della società di oggi?”
MAGNI.: “Ah, niente. Io non credo
che il cinema svolga un ruolo così determinante nella società, perché se il
cinema veramente avesse questo potere, con tutto il buon cinema che si è fatto
in Italia, diciamo la verità, beh, noi non ci troveremo in questa situazione.
Quindi questo semmai sta a dimostrare che il cinema non può nulla, o può molto
poco”
RONDI: “ Quali sono i problemi
fondamentali che secondo te, comunque, il cinema dovrebbe affrontare nella
società di oggi in Italia?”
MAGNI: “Questo diventa un
discorso un po’ …”
RONDI: “Anche politico?”
MAGNI: “ Si, certo, però voglio
dire non è facile rispondere a questo, perché io credo che ogni autore deve
liberamente affrontare i problemi che ritiene opportuno affrontare.”
RONDI: “Suoi personali o quelli
che sente?”
MAGNI: “ No, io credo che spazio per problemi personali ce n’è poco. Ma si può anche, se ci si mette in una certa posizione si può fare anche dell’autobiografismo, che l’autobiografismo di tutti allora, diventa … non è più personale. Però non so io quello che il cinema dovrebbe affrontare in questo momento, non lo so. So e posso dirti quello che come cittadini, ma lo sai meglio di me, è inutile che te lo dico, dobbiamo affrontare e dovremo affrontare nei prossimi anni.
RONDI: “E il cinema pensi che
sarebbe inutile se affrontasse con voi e noi cittadini?”
MAGNI: “ No, no, anzi il cinema deve
farlo e deve affrontare …”
RONDI: “Però non ha efficacia?”
MAGNI: “ Non credo io, non credo
che possa essere così determinante, cioè non credo che il cinema possa … Ma
questa è stata un po’ anche l’illusione del realismo socialista. In realtà, non
…
RONDI: “Appunto Bondarciuk mi ha
detto l’altro giorno e forse l’hai letto, che il cinema è il più grande
strumento per convincere al bene la gente di oggi?”
MAGNI: “ Io ci credo molto meno.
Io ci credo molto meno anche perché noi italiani, abbiamo fatto dell’ottimo
cinema e non è …. Certamente la società italiana è cambiata da molti punti di
vista. Pur trovandoci in una situazione non rosea, certamente l’Italia è
profondamente cambiata, molte cose sono successe, ma moltissime altre non sono
successe., soprattutto non sono successe quelle di cui maggiormente il cinema
si è occupato, e maggiormente ha denunciato, e maggiormente ha insistito, e
maggiormente ha cercato di imporre all’opinione pubblica e sono proprio quelle
cose che non sono cambiate, soprattutto quelle.”
RONDI: “Per esempio?”
MAGNI: “Per esempio, il cinema è
fatto quasi in prevalenza da uomini che si pongono problemi sociali in un modo
o in un altro. Il problema sociale, in Italia, non ha fatto grandi passi
avanti, La soluzione dei tragici problemi sociali in Italia non c’è stata. Noi
abbiamo fatto molto cinema meridionalista, anche addirittura in chiave comica,
in chiave ironica, per riderci sopra, ma né si può dire che il Sud sia
cambiato, né si può dire addirittura che il costume del Sud sia cambiato. Cioè,
voglio dire che proprio laddove noi abbiamo lavorato di più, li abbiamo visto
che in realtà in cinema non va. Voglio
dire che il cinema … Certo non è un buon motivo per non farlo, ma io credo a
questa sua grande forza di persuasione, a questa sua grande forza di
promozione, se non è aiutato da una vera effettiva politica sociale, che si fa
però ad alti livelli, non si fa negli studi: io non credo.”
RONDI: “Una piccola parentesi su
Catherine Spaak. dicci qualcosa di lei?”
MAGNI: “ Ma, Catherine Spaak … Io
mi sono trovato davanti … devo dire il primo a stupirmene sono stato io, perché
mi sono trovato davanti a una. … Io la conosco benissimo Catherine Spaaak,
perché ho scritto per le “Madamigella di Mopin”; ho scritto per lei “Tre notti
d0amore” quando faceva quegli episodi, quelle cose che ha fatto … anche quei
film … va bene, non diciamo quelli brutti, ma poi belli o brutti, insomma …
Però, mi sono trovato davanti una donna completamente diversa. Non me
l’aspettavo però questo,perché è diventata grande, perché è diventata donna e
credo che sia diventata anche una brava attrice. E’ stata una piacevole
sorpresa, molto piacevole.”
RONDI: “ E’ presto per parlare di
un altro progetto tuo, adesso?”
MAGNI: “Ma, sai, non dipende mai
da noi. Io potrei dirti di si. No, non è presto, Io lo farei un altro film con
Caterina, però sai com’è il cinema. Se questo film non ha successo, allora Caterina non va più bene, io non vado più
bene, allora ci ripresentiamo, ci riproponiamo … Capito? Purtroppo dipende da
tutte queste cose?”
RONDI:“Noparlavo di progetti
tuoi, indipendentemente da lei, adesso?”
MAGNI: “Beh una mezza idea ce
l’ho si”
RONDI: “ Ancora mezza, però se ne
parla?”
MAGNI: “ Si è sempre un po’
africana però”
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