1995 NEMICI D'INFANZIA scenografie e costumi di Lucia Mirisola

 

Eccoci al terzo film d’impianto moderno. Questa volta si tratta di una vicenda autobiografica tratta dall’omonimo romanzo scritto sempre da Magni. Stiamo parlando di “Nemici d’Infanzia” film che racconta l’occupazione militare di Roma vista dagli occhi dei bambini ( ovvero gli occhi del maestro e dei suoi amici adolescenti) Film premiato con il David di Donatello quale migliore sceneggiatura nel 1996.

LA STORIA, SENZA NOSTALGIA

Comincia sempre da lontano. Stavolta un pò più vicino anzi da sé. Magni regista della memoria, dopo tanto ottocento, osa un’ 44 autobiografico con Nemici d’Infanzia, il film che ha tratto dal suo libro (Frassinelli editore), quando ha trovato un produttore, Luciano Perugia con l’Istituto Luce e poi Riuno. Interpretato da Renato Carpentieri, Paolo Murano, Giorgia Tartaglia, il film è pronto ma non si sa quando uscirà.

Lei lo sa?

“Io no. Ho fatto un film italiano in Italia ignorando che questo paese non è mio”

E se n’è accorto solo adesso?

“Lo so da sempre in effetti. Ma adesso si è toccato proprio il fondo”

Vuol dire che, dal ’44 a oggi, questo è il fondo?

“Diciamo che il bilancio è amaro, la mia è una generazione di sconfitti, anche se abbiamo gravi responsabilità”

Lei non da mai l’impressione di uno che s’arrabbia?

“Non mi arrabbio, m’angoscio. E’ diverso. Mi deprime la volgarità, la villania. E la Tv, di cui non sono nemico, che però è diventata un’arma pericolosa. Chi se ne occupa dovrebbe porsi dei problemi morali, che purtroppo non nascono da leggi”

Che cosa spera da questo suo film?

“ Che lo vedano i ragazzi, perché se solo nascesse in loro il desiderio di capire quel periodo che sta alla base dell’Italia contemporanea, avrei raggiunto uno scopo. E’ una storia che è nata per desiderio di ricordare certe cose e soprattutto per paura che siano dimenticate”

Lei, come Spielberg in America, conduce da sempre una sua “resistenza” personale in nome della memoria. Prima di tutto le domando: ce l’ha buona?

“Da elefante, direi. E da sempre, come Foscolo, ho pensato che, senza capire e conoscere il passato, non si capisce un bel niente”

E l’ha capito da quando?

“ A quell’età, quella di Paolo, nel film”

Che a dire il vero era più giovane di lei, dodici anni al posto di quattordici. Perché nel film lei si è ringiovanito?”

“per civetteria. Scherzo, naturalmente. In realtà, perché non c’era differenza: undici, dodici o sedici anni e anche di più, nessuno capiva niente. Io sono stato balilla moschettiere, credevo fosse una condizione normale, che un bambino andasse in giro col fucile di legno modello 91. Ero anche graduato. Poi improvvisamente, il 25 Luglio del ’43, comunicato dell’Eiar. Il Duce non conta più. Io sono nato che già c’era, c’erano le guerre d’Africa che seguivamo con le bandierine come fosse il giro d’Italia”

Lei mi vuol dire che la sua voglia di capire le è nata da uno shock politico?

“direi piuttosto esistenziale”

Erano fascisti i suoi genitori?

“Non erano nulla, erano italiani. Mio padre stava in America, ed era addirittura ritornato in Italia per fare la “guerra buona” quella del 15 – 18. Mia madre come del resto racconta il film, è morta quand’ero un ragazzino”

 Tra i suoi film, quale meglio è metafora della situazione attuale?

“ Lo sono tutti a loro modo. Nel’ 68 ho fatto “Nell’Anno del Signore” che pur raccontando una storia di carbonari che sognano una rivoluzione impossibile contro un potere forte e repressivo, era un po’ un’ ammonimento, dicevo: ragazzi non v’illudete la rivoluzione si fa solo se il popolo lo vuole. Nemici d’Infanzia è un ammonimento a guardarci un po’ indietro, anche perché io sento dire delle cose avventate: non si può ridurre la resistenza a una vertenza tra fascisti e comunisti perché è un falso storico. Era una guerra contro il nazifascismo, liberazione dallo straniero”.

Ma tutto questo poi nel film non c’è?

“Non ce n’era bisogno. Il film racconta il riflesso di questa situazione tragica su dei ragazzini a Roma, quartier Prati nel ‘44”

Cosa cercava nelle facce degli interpreti?

“Per Corsini, che ha interpretato Carpentieri, volevo un uomo normale, un italiano con una faccia poco borghese, uno capace di fare cose che lo ripugnano, per gli altri. Volevo fosse credibile il suo dispiacere quando è costretto a sparare al fascista che è il padre della ragazzina di cui il suo piccolo amico è innamorato”

Ma non sarebbe ora di smetterla?

“Ne sono convintissimo, ma si può fare soltanto se ci ricordiamo quanto ci è costato e perché l’abbiamo fatto”

Che a suo giudizio appartiene a quell’epoca?

“E’ diverso. Del resto tutto era diverso: noi siamo cresciuti per strada, ne eravamo padroni, oggi della strada sono padrone le automobili, si cresce con la tv”

Lei comunque era uno di questi. Curioso l’approccio autobiografico non in giovane età. I registi, con film del genere, di solito ci aprono

“e io ci chiudo. Sento che siamo vicini storicamente anche a un modo di fare cinema. E non ne faccio una questione di giovani o vecchi, come del resto non faccio quelle dannose distinzioni tra commerciale e d’autore: il cinema deve essere commerciale”

E allora lei, se non fa cinema che fa?

“ L’Africa, è un’altra mia passione, sto già scrivendo il terzo libro. Parlo dell’Africa Italiana, quella che ci è costata molto”

Allora e il prossimo film?

“Chi lo sa? Intanto scrivo, se poi nessuno lo pubblica, pazienza, lo butterò”

Insomma, storia, a volte con ironia,ma esente da nostalgia…

“ Si, e sa perché? Prima di tutto perché la cosa che più mi piace è sognare e poi perché io sono sempre consapevole che tutto quello che facciamo si può anche non fare. Non succede niente”

Di Nemici d’Infanzia purtroppo non abbiamo alcuna documentazione relativa ai costumi. Sicuramente trattandosi di epoca moderna, la Signora Lucia Mirisola si è servita del classico repertorio di sartoria limitandosi solamente a disegnare per la scenografia che sarà argomento dell’appendice a questo secondo volume della nostra narrazione.

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