1990 In nome del Popolo Sovrano scenografie e costumi di Lucia Mirisola
Si torna a parlare di Roma e
dell’Ottocento papalino, con In nome del Popolo Sovrano, Magni ci racconta i
fatti storici legati alla Repubblica Romana. Si tratta di un film premiato con
il David di Donatello, per i costumi, realizzati su i disegni di Lucia Mirisola
dal laboratorio della “Costumi d’Arte Peruzzi”. Film che rappresenta l’ultimo
grande impegno dal punto di vista registico e di costumi e scenografia della
coppia Magni – Mirisola che dopo questo lavoro inizia come è naturale a vivere
la fase declinante della loro carriera.
CON MAGNI VINCE LA STORIA
La storia si ferma sui gradini di
San Carlo ai Catinari, la chiesa barnabita all’angolo di via Arenula, dove una
sarta di scena appoggia un ottocentesco corpetto per stiralo diligentemente. La
storia incide sul giustacuore rosso e giallo indossato da Nino Manfredi –
Ciceruacchio, il motto “Viva Pio IX, l’Italia farà da se lo disse Pio il
grande, Via Pio IX. La storia nel momento della “pausa” passa dalle parole di
Gigi Magni “Gli Italiani stanno diventando europei e americani senza essere
ancora diventati italiani”, dice il regista, innamorato da sempre della
romanità risorgimentale. “La perdita della nostra memoria storica è un fenomeno
progressivo e allarmante. E il mio film sarà un invito a ricordare a non
abbandonare del tutto la coscienza del passato” In pieno centro di Roma e in
pieno caldo, si gira “In nome del Popolo Sovrano”, il nuovo film di “Nell’Anno
del Signore”. Sul set, le comparse dai bellissimi costumi, disegnati da Lucia
Mirisola, la moglie del regista, si avventano sui “cestini”. In una roluotte
con aria condizionata, Magni e signora, collaboratori da sempre si consultano.
“E la barba di Nino? Vuoi il pizzetto o la mosca?” chiede la scenografa e
costumista al marito che risponde: “La mosca la mosca. Ciceuacchio non lo vedo
diversamente”. E il barnabita Ugo Bassi
che “ si ribella all’autorità del papa ma morirà da prete”, fucilato dagli
austriaci, ed è interpretato da Jacques Perrin (subito ribattezzato dalla
tropue “Japere”)? “Mettigli una tonaca nera sulla camicia rossa fa Magni. In
nome del popolo sovrano, riprese a Roma, Ferrara e Comacchio uscita a Natale, produttore
Angelo Rizzoli con la collaborazione di Rai Due, produttori esecutivi, Conchita
Ajroldi e Dino Di Dionisio, operatore Beppe Lanci, musicista Nicola Piovani.
Interpreti oltre a Manfredi e Perrin, Alberto Sordi, Elena Sofia Ricci, Serena
Grandi, Massimo Wermuller, Luca Barbareschi.
“Siamo nel 1849, negli ultimi
giorni dell’assedio francese della Repubblica Romana”, racconta il regista.
“Sta per finire uno dei momenti più esaltanti e significativi di tutto il
risorgimento: per pochi mesi si è interrotto il potere temporale del Papa ed è
stato riconosciuto il principio democratico della sovranità popolare … E in
questo momento a difendere la Repubblica corrono spontaneamente cittadini da
tutte le regioni, da tutte le “patrie” d’Italia. Perfino monarchici come
Luciano Manara” Mentre la storia, con i suoi eroi (Manara, Mameli…) consuma il
suo cammino sullo fondo in primo piano, fra conservazione e tentazioni
rivoluzionarie, vivono amano e muoiono i personaggio “minori”, che sono i
protagonisti del film. “Tutti di fantasia inventati precisa il regista. C’è il
marchese Arquati ( Alberto Sordi), “il vero aristocratico romano dell’epoca
totalmente reazionario. C’è suo figlio il marchesino Eufemio (Massimo
Wertmuller) che, “attraverso un itinerario sentimentale, scoprirà gli ideali
patriottici e si ribellerà al padre” Sua moglie Cristina (Elena Sofia Ricci,
con il viso deliziosamente incorniciato dalle trecce), è una “malmaritata e
tesa verso la “rivoluzione”: finirà, inevitabilmente, con l’innamorarsi del garibaldino
milanese Giovanni Livraghi ( che è Luca Barbareschi) E Serena Grandi fa Rosetta
la cameriera di casa Arquati. Per “esigenze di copione”, San Carlo ai Catinari
è diventato l’ ospedale della Trinità dei Pellegrini, dove vengono medicati i
repubblicani. E dove casualmente si incontrano i protagonisti, Magni
sorridendo, spiega. “ la mia monomania, quell’amore per la storia che lo ha
portato a costeggiare sempre il risorgimento e dintorni. “Senza passato, non
c’è futuro” dice, “E oggi, purtroppo, la necessità di raggiungere gli
obbiettivi tecnologici e scientifici ha provocato la perdita del nostro
bagaglio storico. Apparteniamo a una Repubblica democratica nata dalla lotta,
ma cosa si insegna della resistenza? Per i ragazzi il 25 Aprile è solo un
giorno di vacanza”
Dice Magni che “stiamo allevando
una generazione di robot”. E come accoglieranno, questi “robot” innamorati di
Rambo de gli effetti speciali americani, un film che parla di ottocenteschi
ideali patriottici? “Non mi pongo la domanda. Facendo il mio cinema, esprimo un
dovere civile. Non intendo dare una lezione di storia. Ma spero di lanciare un
segnale capace di scatenare una curiosità, la voglia di guardarsi indietro”
Inevitabile, con un autore come
Magni che vanta una carriera all’insegna della coerenza, parlare del cinema
italiano: il presente e il futuro… “La vera malattia del cinema italiano è la
mancanza di libertà imprenditoriale. Tutto il resto sono chiacchiere. In attesa
della riforma, i produttori non possono produrre e continuano a lavorare
pesantemente condizionati dalla televisione … La legge Carraro per quanto
parziale, offriva uno spiraglio, la speranza che il nostro cinema, potesse
tornare ad essere competitivo. Invece siamo ancora qui. Non sui lavora più con
l’amore di un tempo, i produttori con litigano più con i registi ne si scannano
fra loro nella corsa agli incassi, i film prima di essere girati sono già
venduti alla tv" Reduce da Fondi, che gli ha dedicato una retrospettiva,
Magni sta per dare alle stampe il suo nuovo romanzo: “Nemici d’Infanzia”, una
vicenda d’amore vissuta sotto il coprifuoco dell’occupazione tedesca. Ancora un
soggetto storico, come il precedente libro “Cecilio” che era ambientato nel
medioevo: “Perché la storia è rassicurante, ti libera dalle nevrosi. Conoscere
i fatti già accaduti ti fa sentire in compagnia. E magari di conforta sapere,
una volta scrittà l’Eneide, Virgilio è morto per un mal di pancia.
Gloria Satta
(da Il Messaggero 23 Agosto 1990)
IL MIO CUCERUACCHIO, UN’ EROE
D’ALTRI TEMPI
La vestizione di Nino Manfredi è
un rito molto serio, molto lungo e soprattutto segreto. Alla fine
dell’operazione l’attore emerge dalla sua roulotte ed è un’apparizione di
grande imponenza: pantaloni color crema, fusciacca stretta alla vita, pugnale
d’argento, stivaloni casacca color vino e gilet inneggiante a Pio IX. “Ho
sempre sentito nominare Ciceruacchio” dice l’attore, mentre il truccatore da
gli ultimi ritocchi alla risorgimentale barbetta grigia. “E’ un personaggio,
vissuto in un'altra epoca: allora c’erano degli ideali, oggi rimangono i
monumenti” Il leggendario capopopolo romano si chiamava Angelo Brunetti. Dopo
aver appoggiato Pio IX, si impegnò nella difesa della Repubblica romana. Alla
caduta di questa seguì Garibaldi nella fuga. Catturato dagli austriaci, finì
fucilato con i suoi figli: il tredicenne Lorenzo e Luigi. “Solo l’amicizia con
Magni e la validità di questo copione” racconta l’attore, “mi hanno spinto ad
abbandonare le vacanze a Scauri. Giro questo film perché è l’unica offerta
seria che abbia ricevuto recentemente. Leggo solo cose inutili, o brutte …
Meglio fare altro” E cosa? “Aiutare i giovani: ho appena girato due film in
Francia, dove sono molto considerato, vado come il pane. Oppure scrivo testi
per il teatro un’attività che mi diverte sempre più di ogni altra” Mentre
prepara il film ispirato alla sua commedia Gente di facili costumi. Manfredi
aiuta anche il figlio Luca ad esordire nella regia. “Ha ottenuto un
finanziamento statale, ma senza raccomandazioni” spiega. E scrive la nuova pièce
che si intitolava “parole d’amore”parole, “per significare a cosa si è ridotto
oggi il sentimento” Il tutto mentre legge “copioni che mi fanno venire la pelle
d’oca, siamo in un momentaccio” Un paio di roulottes più in là Luca
Barbareschi, lunga chioma e barba scura, si trasforma nel garibaldino amante
della marchesina Arquati “Da due anni e mezzo non mettevo piede su un set: dopo
aver girato dei film non soddisfacenti avevo bisogno di un periodo di
riflessione … E ora qui, in mezzo a tutti questi divi mi sento un po’
privilegiato”
Gloria Satta
(da Il Messaggero 23 Agosto 1990)
![]() |
LUCIA MIRISOLA DISEGNI PER I COSTUMI DE IN NOME DEL POPOLO SOVRANO REALIZZATI DALLA COSTUMI D'ARTE PERUZZI |
![]() |
LUCIA MIRISOLA DISEGNI PER I COSTUMI DE IN NOME DEL POPOLO SOVRANO REALIZZATI DALLA COSTUMI D'ARTE PERUZZI |
REALIZZATI DALLA COSTUMI D'ARTE PERUZZI
REALIZZATI DALLA COSTUMI D'ARTE PERUZZI
Commenti
Posta un commento