Rugantino figlio di Ghetanaccio nell'anno del Signore
Quando si nomina Rugantino, si va
subito al ricordo di Ghetanaccio, che fu il suo padre putativo, ma non fu certo
lui a crearlo, lo portò invece al successo col suo casotto caratterizzandolo
come il prototipo del bullo romano polemico e attaccabrighe che alla fine
riceve sempre mazzate. Quindi anche esistesse già come personaggio, Ghetanaccio
lo reinventò. E quasi certo che Rugantino nasce come burattino e solo dopo fu
interpretato da attori veri. Il suo nome deriva dal termine romanesco “ruganza”
cioè arroganza. Egli è “rugante”nel senso di “bravante, arrogante, e brontolone
… la sua azione si esaurisce tutta nell’atto di rugare e in conclusione è
sempre lui a buscarne. Probabile che il suo primo antenato fosse Pirgopolinice,
il miles gloriosus di Plauto “che dipingeva i suoi caratteri potentemente
comici su quello che vedeva e sulle tradizioni diffuse tra i suoi compagni
schiavi” Nel medioevo diventò capitano, caricatura dell’avventuriero che dopo
aver catturato il bottino scappava velocemente al primo pericolo. Le sue
metamorfosi continuarono col nome di “metamoros al prevalere della Spagna … poi
finalmente Capitan Fracassa” con quel suo temperamento vigliacco che a volte
però era sorpassato dai sentimenti di ira, amore, rabbia per i quali avrebbe
dovuto combattere se non fosse stato vinto dal terrore. Il primo Rugantino lo
troviamo alla fine del settecento, solo nel 1809 divenne famoso quando con la
prima occupazione dello Stato della Chiesa fu possibile fare la satira dello
sbirro pontificio. Era infatti inizialmente vestito da sbirro pantaloni, gilet,
frac rossi alla francese, scarpe con fibbie, cappello alto che s’allargava alla
cima … non doveva essere giovane né bello come è apparso in seguito, era basso
e tozzo, con mani grosse e un’enorme testa. Questo suo aspetto, potrebbe essere
la testimonianza del fatto che il personaggio era nato come burattino. Nel
burattino infatti le mani e la testa sono le uniche parti del corpo ad avere
una forma ben precisa, essendo fatte di materiale rigido; esse sono anche le
parti più curate nei dettagli e abbastanza grandi, quindi sono le più evidenti
proprio come nel Rugantino sopra descritto. Con la restaurazione del 1816
Rugantino sveste in panni del gendarme pontificio per indossare quelli dello
sbirro napoletano, solo più tardi “apparve in borghese nel costume del Pinelli”
Bisogna arrivare al 1832 per trovare la prima composizione scritta dove appare
Rugantino si tratta di “Malvinuccia ossia la bambina di quattro anni” nella
quale è presente anche Cassandrino. Qui però Rugantino parla in un buon
italiano e non nel romanesco colorito che ci è familiare difende Pulcinella,
minaccia fa il gradasso, è quindi “già il bravo succeduto allo sbrirro”. Il
Rugantino di Ghetanaccio era il “tipo di ammazzasette”, ma che viceversa, buscava
spesso serque di tremende legnate” parlava il vernacolo romanesco, era
linguacciuto, dotato di una pungente arguzia e di sarcasmo. Per lui la parola
era l’arma più efficace ed era proprio per questo che alla fine le prendeva:
doveva sfogarsi a parlare, doveva guardare, commentare e criticare la vita,
alle volte rischiava e alla fine pagava, proprio come Ghetanaccio che dopo aver
detto troppo finiva spesso in galera. La sua tipica frase era: “Me n’hanno
date, ma je n’ho dette!
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