IL RICORDO DI MICHELE LA GINESTRA
Ho conosciuto personalmente Gigi
Magni nel 2001 quando venne a trovarmi nei camerini del Sistina prima del
debutto di Rugantino… la prima cosa che mi disse fu: “faticoso, vero?” e mi
raccontò di quanto fosse stancante per Nino (Manfredi) quello spettacolo, al
punto che lui si rifiutava di fare le “doppie repliche”, facendosi sostituire
da Toni Ucci. Magni mi era sempre piaciuto per il suo “modo di parlare”, per
come raccontava la Storia, e come riusciva ad arricchire gli aneddoti. Per me
la scrittura di Gigi Magni, (peraltro impreziosita dalla maestria di Manfredi),
era un punto di riferimento artistico; mi piaceva questa romanità colta, che
attraverso un dialetto mai volgare, riusciva a trattare i temi più profondi,
rendendoli fruibili a chiunque. E finalmente l’avevo conosciuto! Poi la fortuna
volle che la mia interpretazione di Rugantino venisse apprezzata sia da Pietro
Garinei, che dallo stesso Gigi, (che arrivò addirittura a dirmi “me ricordi
Nino”), e fu così che mi proposero di essere uno dei protagonisti del nuovo
evento della stagione successiva: “I figli della lupa”, la storia di Romolo e
Remo raccontata nello stile Magni, con le musiche di Nicola Piovani. Mi ricordo
quell’estate di incontri, nella stanzetta “bunker” di Garinei, con Gigi che
leggeva alcuni stralci del copione, rigorosamente scritto a mano, ancor prima
di sapere chi sarebbero stati gli altri protagonisti… io avrei interpretato
Remo; avevamo fatto i provini per il ruolo di mio fratello Romolo, ed era stato
scelto Augusto Fornari, attore che stimavo e con il quale sarei stato poi molto
contento di lavorare; il ruolo di Marte sarebbe andato a Maurizio Mattioli
(indimenticabile Mastro Titta anche nel mio Rugantino), ma non si sapeva chi
sarebbe stata la protagonista femminile, mamma lupa...alla fine, ci fu
comunicato in pompa magna, che avremmo avuto l’onore di recitare con Valeria
Moriconi. Le coreografie di Gino Landi, ed un corpo di ballo di venti elementi,
con altri 10 attori avrebbero impreziosito questo omaggio alla fondazione di
Roma. I costumi erano di Lucia Mirisola, ed una miriade di colori avrebbero
illuminato i palchi dei più prestigiosi teatri italiani. In quel periodo ebbi
la possibilità di passare molto tempo con Gigi: non erano delle chiacchierate,
diciamo che io facevo delle domande e poi restavo lì ad ascoltare in silenzio i
tanti racconti, intramezzati da qualche canzoncina, del quale ci faceva dono.
Lo spettacolo non andò come nelle aspettative e purtroppo, si fermò dopo il
primo anno di repliche. Con Gigi ci incontrammo successivamente a qualche
evento sulla romanità, per la ripresa di Rugantino nel 2004-2005, ed a qualche
“prima” teatrale, ma non ebbi più la possibilità di godere di quel privilegio
di passare del tempo insieme, a parlare dell’Uomo e della Storia, raccontati
con lo “stile Magni”, che non annoiava mai! Qualche anno fa decisi di scrivere
uno spettacolo, utilizzando proprio quello stile: volevo raccontare le emozioni
e i dubbi dei due centurioni di guardia alla croce di Cristo, utilizzando quel romanesco
garbato al quale ero stato educato proprio da Gigi, con i suoi film ed i suoi
spettacoli teatrali. E per rendere credibile il tutto, ho deciso di mettere in
scena lo spettacolo insieme ad un altro “figlioccio” di Magni, Massimo
Wertmuller; il meccanismo ha funzionato come poche altre volte mi era successo
nella mia vita artistica e “Come Cristo Comanda” ha ricevuto applausi senza
riserve in tutta Italia… che dire? Solo, grazie Gì!
Michele La Ginestra
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