2000 LA CARBONARA scenografie e costumi di Lucia Mirisola
Con questo film, Gigi Magni, si
congeda dal pubblico del grande schermo, tornado a parlare della Roma
ottocentesca.
“Durante la lavorazione del film
ho sempre pensato a Magni come al timoniere di una nave, allegro e vivace,
dall’aria un po’ svagata, ma a cui non sfugge nulla. All’inizio ero un po’
preoccupata di dover girare un film in romanesco, ma Gigi possiede la
straordinaria capacità di mettere gli attori a proprio agio, seguendoli con
affetto e partecipazione. Così durante le riprese mi sono accorta che i
problemi con i quali temevo di dovermi scontrare non esistevano. Le uniche difficoltà
sono nate col mio gatto: nel film era prevista la partecipazione di un felino e
Magni, quando ha saputo che io ne possedevo uno, ha pensato di utilizzare il
mio Tino. Così per alcuni giorni arrivavo sul set accompagnata dal mio animale,
come se fossi una diva degli anni trenta ruolo nel quale non mi riconosco
affatto. Ma la cosa più terribile è stato constatare come, intimorito dal set,
Tino si è dimostrato assolutamente inadatto al ruolo di attore, limitandosi a
fuggire, inseguito dalle urla e dagli sproloqui di Magni”
Lucrezia Lante Della Rovere
“Siete carbonara d’ opinione?”
“No, so’ carbonara de spaghetti” Trattandosi di un film di Gigi Magni, quirite
doc e appassionato studioso della romanità ottocentesca. La Carbonara non
poteva che giocare sull’equivoco politico – gastronomico. Il regista di
Nell’Anno del Signore torna ai suoi temi preferiti, nella comprensibile
speranza di riagganciare l’antico pubblico: così, forse si spiega anche il
corredo pubblicitario, incluso quel manifesto old faschion, coi personaggi
raccolti attorno a due piatti fumanti di pasta che sembra uscire dagli anni
Settanta … L’Italia agreste e colorita
di Stendhal viene ricostruita con qualche bonaria attualizzazione ironica da Magni,
qui regista, sceneggiatore e pure occasionale doppiatore: dà la voce
all’improvvisato boia e si ritaglia qualche battuta fuori campo del tipo “Nun
basta vedè, bisogna pure capì”
Michele Anselmi ( L’Unità 2000)
Anche per questo lavoro purtroppo
non abbiamo disegni, è evidente che la Signora Mirisola anche in questa
occasione ha preferito affidarsi al repertorio di sartoria e come sempre nelle
ultime opere con la collaborazione della Costumi d’Arte “Peruzzi”
ELOGIO DELLA CARBONARA
Moti e spaghetti nella Roma
Papalina di Magni
Scrittore, regista intellettuale,
Luigi Magni, appassionato di storia, vive la storia come gli antichi, “magistra
vitae” col desiderio di comunicarla, di farne un momento di riflessione
collettiva. Di insegnamento, se fosse così presuntuoso da “insegnare” qualcosa
a qualcuno. Ma non lo è. Scivola slitta ironizza, si rifugia nell’anedotto.
Sono ormai 32 anni che lo fa al cinema, dall’iniziale “Faustina” all’ultimo “La
Carbonara” passando per “Nell’Anno del Signore” “Scipione detto l’Africano”, “O
Re” e “Nemici d’Infanzia”. Senza contare le sue commedie (“Gaetanaccio, “La
Santa sulla Scopa”, “ I Sette Re di Roma” e la partecipazione a “Rugantino” e
altri musical immortali. Dalla sua casa nel cuore di Roma, Luigi Magni
fingendosi vecchio guarda questo pazzo mondo del Giubileo, dell’
ipercomunicazione degli striscioni nazisti allo stadio, delle “scese in campo”.
L’altro giorno uno mi fa: lei ha un e – mail? E’ una malattia nuova? Non lo so.
Mi fa: ma allora sei vecchio. No, so antico. E questa modernità mi pare orrida.
C’è il pensiero unico. Abbiamo dimenticato il fondamento della modernità: che
la libertà nasce dal conflitto delle idee. La lotta è sempre la stessa, fra
libertà e oppressione, solo che il tiranno si chiama internet. Non la lotta più
nessuno , vabbè, ma io sono pronto a ricominciare domani” Mi sembra di essere
sempre di grande attualità. In “La Carbonara” in cui tutti i personaggi
cambiano idea, ideale, strada c’è la confusione in cui viviamo, la difficoltà
di avere punti di riferimento. Va di moda il revisionismo storico, peraltro
fatto da chi non dovrebbe, i politici lo usano a fini strumentali. Quando invece esistono cose sulle quali il
tempo ha dato il suo giudizio irrevocabile. Non piace il relativismo, i va bbè
però . A certe cose non c’è un però: se un nazista va al governo a Vienna come
si possono avere dei dubbi sulla posizione da prendere?”
Ma oggi quando picchiano gli
studenti in piazza, c’è la televisione a documentare le cose ?
“ Che documento? Il giorno dopo
già non se parla più. Si “volta pagina” espressione funesta o se ne parla in
modo del tutto diverso. Ho sempre combattuto contro la cancellazione della
storia, ormai siamo alla cancellazione della cronaca. Del resto, è la
conseguenza inevitabile: se non si mantiene la memoria, se non si valuta un
fatto anche nei suoi aspetti contraddittori, non si arriva ad un’opinione che
resti come tuo bagaglio intellettuale, se tutto è usa e getta, che ci resta?
Siamo persone smarrite”
A proposito, il 17 Febbraio
ricorre il quarto centenario del rogo di Giordano Bruno e la Chiesa ha chiesto
quasi scusa, dicendo che Bruno aveva sbagliato, ma che il rogo era stato
eccessivo?
“ Anche il 600 era stato
giubilare come il 1825 in cui furono uccisi Targhini e Montanari di cui parlai
in “Nell’anno del Signore”. Ognuno festeggia come può”
Quest’anno il rogo ideologico lo
subiscono i gay, la cui manifestazione è sgradita alla Santa Sede. Però il
governo italiano ha risposto picche. Stiamo migliorando?
“Bè, certo non succederà come nel
1889, quando gli anarchici eressero la statua di Giordano Bruno a Campo dè
Fiori e i clericali costruirono una chiesa per impedire la visione dal
Vaticano. La Ghigliottina non c’è più. Ma non mi pare che l’equilibrio fra il
nostro stato e quello del Papa, di cui ho un gran rispetto, sia raggiunto. Sono
per la separazione dei poteri, pare ridicolo doverla rivendicare ancora oggi.
Molte cose appaiono ridicole.
Pensi che festeggiano Halloween e ci siamo scordati di avercela già una notte
delle streghe?
“ Come no? Il 24 di Giugno,
l’equinozio d’estate, la notte più corta dell’anno durante la quale streghe e
diavoli corrono nel cielo. Ci ho scritto una commedia “La Santa sulla Scopa”.
Mi ricordo quando mettevamo il sale le scope fuori della porta per tener fuori
le streghe”
Ma come è successo che ci siamo
fatti colonizzare così?
“Non è colonizzazione. E che
siamo le vittime di una storia che ci escludeva come protagonisti. Finita la
contrapposizione con l’impero del Male, è rimasto questo ridicolo impero d’Occidente
che va dagli stati uniti a noi, estrema provincia, come la Pannonia. Siamo soli
in mezzo ad un Mediterraneo pieno di fermenti islamici estremamente pericolosi”
Ha paura dell’integralismo?
“ No, ho paura dell’Islam, perché
l’Islam è una idea di nazione, di patria, di fronte alla quale non abbiamo
nulla da opporre. Loro sono compatti noi che abbiamo? La patria no, la nazione
ha appena 130 anni ed è nata a forza di plebisciti. La casa comune che dovrebbe
essere il mediterraneo può nascere se c’è conoscenza e parità. E noi siamo
impari. Qua un friulano non capisce un siciliano come facciamo a capire un
mussulmano?”
Maricla Tagliaferri ( da Il
Secolo XIX 5 Febbraio 2000)
Commenti
Posta un commento