LUIGI MAGNI ( Roma 21 Marzo 1928 - 27 Ottobre 2013)



Il maestro Luigi Magni durante le riprese de In nome del Papa Re (1977)

La città eterna, era da poco, capitale del Regno d’Italia, quando ancora si respirava nelle strade del centro storico il sapore della Roma papalina, si stabiliscono al numero 16 di Via Giulia, provenienti da Ceprano Luigi Pasquale Magni e Marietta De Castro. Due giovani sposi, che avevano lasciato la loro terra natia, perché lui era un dipendente della Società Acqua Marcia. Luigi, era un uomo molto religioso, incarnava quasi lo stereotipo, degli uomini papalini, faceva parte della Confraternita del SS.MO Sacramento e partecipava attivamente alle attività del sodalizio indossando il caratteristico “sacco”.

La sera dopo il lavoro amava andare a pregare nella vicina chiesa di San Lorenzo in Damaso e poi fermarsi con gli amici all’osteria del Sor Antonio che era all’angolo di Via Sant’Eligio degli Orefici poco distante da casa a scambiare qualche parola con i soliti amici. A Via Giulia si stabiliscono, dopo il loro matrimonio Umberto (figlio di Luigi Pasquale e Giuditta De Castro) e Assunta Savi (figlia di Vincenzo Savi e Cecilia Miconi), nella storica via romana, nascono quattro dei loro cinque figli Amedeo – Franco Ugo e il 21 Marzo 1928, nasce Luigi. La vita in Via Giulia era quella comune al resto di Roma, qualche volta nonno Luigi tra una chiacchiera e l’altra dal sor Antonio qualche volta alzava il gomito e quando poi salendo le scale di casa cantava “recondita armonia”.

La nuora Assunta gli mandava i nipoti incontro perché era senza alcun dubbio ubriaco. Nonno Luigi Pasquale iniziava a stare male nella casa di Via Giulia dove soffriva troppo il freddo e così i Magni si trasferiscono in Via della Giuliana qui nasce l’unica femmina di Umberto e Assunta Fiorella tra l’altro l’unica ancora vivente. Durante il primo inverno che la numerosa famiglia trascorre nella nuova casa nonno Luigi Pasquale inizia a smaniare non abituato “ai caloriferi”. Si mise alla finestra a prendere alla boccata d’aria. Prese la polmonite rimettendoci alla vita. Intanto siamo alla metà degli anni trenta del XX secolo e Luigi viene iscritto alla  scuola elementare “ A. Cadlolo” dove frequenta la prima e la seconda classe elementare per passare alla Cairoli e finire le elementari alla Pontificia Parificata San Giuseppe.

Mentre iniziava a frequentare le scuole medie sua madre  Assunta si ammala e si rende necessario il suo ricovero in un casa di cura a Pescina nel 1941. Dopo una lunga malattia muore il 6 Marzo 1942 venendo sepolta nel cimitero del Verano a Roma. Dopo l’ 8 Settembre del 1943 le truppe Naziste che da alleate erano diventate nemiche entravano a Roma qualcuno mentre tutto questo accadeva aveva scritto sul monumento di Garibaldi al Gianicolo “ Scendi Peppì che so tornati”.

La morte della madre e l’occupazione non aveva reso certo facile la vita dei fratelli Magni, lo stipendio di Umberto che lavorava presso l’ Istituto Provinciale di Assistenza all’Infanzia “Piero Colonna” non bastava e per sbarcare il lunario dovevano vendere gli oggetti di casa per andare avanti.  Nonostante tutto erano degli adolescenti ogni uno col il proprio carattere, Luigi era il più vivace tanto che non gli fu difficile crearsi una comitiva di coetanei con i quali la sera dopo il coprifuoco usciva a strappare i bandi del maresciallo Kessliring e i manifesti che invitavano all’arruolamento nelle risorte Forze Armate della Repubblica Sociale oppure a scrivere sui muri “morte al fascio”, “ abbasso il Truce”, o “viva la fica 

Frequentavano una spiaggetta, una lingua di terra staccata dalla riva, detta esoticamente “Isola der Zibbibbo”. Ci passavano interi pomeriggi stesi al sole come lucertole. Gli anziani li avevano messi in guardia dai mulinelli e dal piscio dei topi. Nessuno aveva insegnato loro a nuotare. Un giorno il fiume si portò via Marcello. Aveva solo sette anni ma non era della loro comitiva. Mortuaria andò a ripescarlo a Fiumicino. Loro raccolsero i vestiti, le scarpe e incartarono tutto in un giornale. Fecero la conta a chi toccava informare la famiglia. Toccò al Tripolino che aveva le ginocchia sempre scorticate. Gli diedero il pacco. Per solidarietà andarono tutti. La famiglia di Marcello abitava al “casermone”. La madre aprì la porta non ebbe neanche il tempo di stupirsi nel vedere tutta quella pipinara sul pianerottolo. Il Tripolino le mise il pacco in mano e disse semplicemente: “signò, ecco i panni. Marcello s’è affogato. Dopodiche andarono via giù per le scale tutti di corsa perché il primo a scappare fu proprio il Tripolino. La donna restò attaccata alla maniglia della porta. Le era preso un accidente a secco. Dissero che per staccarle la mano, avevano dovuto chiamare il fabbro

Finita la guerra Luigi, si iscrive al Liceo Dante Alighieri, che termina nel 1948 anno in cui nel mese di Novembre si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma che lascerà a pochi esami dalla fine perché dirà: “non mi aggiungeva niente” La sua conoscenza della lingua inglese gli permette di trovare lavoro come controllore di volo all’Aereoporto Internazionale di Roma (Ciampino). Ma non era certo la sua strada. In questi anni inizia anche a dar sfogo alla sua passione per il disegno pubblicando delle vignette satiriche sulle maggiori testate attive a Roma in quegli anni. Questa sua collaborazione gli permette di conoscere alla redazione del Marc’Aurelio Age & Scarpelli il duo che rappresenterà poi un caposaldo nella storia della sceneggiatura italiana

In quegli anni Luigi viveva in una camera ammobiliata in Via degli Scialoja, nella stessa casa viveva anche Willy Antuono un ragazzo americano che aveva lasciato il nuovo continente per venire in Italia a studiare presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Antuono stava lavorando ad un soggetto per Antonio Racioppi un suo collega del Centro Sperimentale che doveva debuttare nella regia e chiese a Luigi di aiutarlo. Il giovane Magni non aspettava altro. Scrissero così “Tempo di Villeggiatura” il supervisore era Luigi Zampa al quale piacque molto la storia. Ma per firmare la sceneggiatura ci volevano dei professionisti e quindi vennero chiamati Age & Scarpelli.  Come tutti i ragazzi intellettuali di quel periodo anche Magni la sera frequentava l’Osteria dei Fratelli Menghi dietro Piazzale Flaminio. Era un luogo di ritrovo e di discussione. Qui una sera conobbe Lucia Mirisola una ragazza veneziana arrivata a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. L’incontro non fu certo idilliaco ma poi parlarono per tutta la sera. Era l’inizio di una storia d’amore e di vita professionale destinata a durare più di mezzo secolo.  Anche lei viveva in una camera ammobiliata in Via Capo D’Africa. Dopo qualche tempo, durante il quale si sono frequentati lei gli fa una proposta “andiamo a vivere insieme per risparmiare un affitto” Andarono quindi in Via del Corso in una casa di proprietà della famiglia Incagliati. Lucia era una ragazza molto determinata sapeva bene cosa voleva è stata una delle prime donne a portare i pantaloni. Dopo pochi mesi di convivenza decisero di sposarsi.  Lo pochi mesi di convivenza decisero di sposarsi.  Lo fecero il 16 Agosto 1956 all’epoca Roma era amministrata da una giunta democristiana ma Magni fece del tutto per essere sposato da un consigliere comunista. 

Dopo vent’anni i due si sposarono in Chiesa a Venezia era il 26 Agosto 1984. Magni dirà in una intervista concessa a Marina Piccone che aveva il desiderio di riscoprire le sue origini cattoliche Nel 1956 Magni lavorava ancora a Ciampino quando  un aereo militare voleva decollare ma c’era un altro aereo già pronto ad alzarsi in volo. L’ufficiale insisteva per partire con fare arrogante. Luigi non gli diede l’autorizzazione commentando il fatto con un linguaggio piùtosto colorito. Il giorno dopo l’ufficiale volle sapere chi fosse il maleducato, Magni non godeva di buona fama nell’ambiente perché era irriverente nei confronti delle autorità e leggeva l’Unità cosa considerata quasi criminosa venne mandato in esilio a Ponza dove c’era un radiofaro. L’isola era deserta. Era considerata un luogo di proscrizione. C’era chi aveva i genitori iscritti al Partito Cominista , il soldato che aveva dato uno schiaffo al tenente persone scomode insomma. Insomma un ambiente invivibile. Gigi lo confidò a Lucia e lei senza colpo ferile: “licenziati”. 

Così tornò a Roma.  I cinque anni passati in aeronautica e il lavoro da sceneggiatore gli permise di vivere una giovinezza non miserabile. Dopo “Tempo di Villeggiatura” Magni inzia una carriera di sceneggiatore che lo porterà a firmare grazie alla collaborazione con Age & Scarpelli che oltre a lavorare per il cinema lavoravano molto anche per i caroselli. Non potendo far fronte alle eccessive richieste chiesero a Magni e al fratello di Furio Scarpelli Manlio di scrivere i testi. Il compenso non era alto ma a loro andava bene e accettarono con entusismo. Age & Scarpelli  davano lo slogan finale il così detto codino e lo scrivevano la storia. Ad un certo punto Manlio Scarpelli che era anche un redattore dell’Avanti dovette rinunciare a questa collaborazione. Magni chiese al produttore Theodoli di lasciarlo continuare da solo e così avvenne. 

Si devono al genio del maestro piccoli capolavori come il carosello per la brillantina Linetti con Cesare Polacco nel ruolo del mitico ispettore Roc, quello del formaggio Invernizzi con Nino Taranto, quello della penna Bic con Nino Manfredi. Fu proprio il carosello citato a far incontrare per la prima volta Luigi Magni e Nino Manfredi è l’inizio di una lunga collaborazione che sfocierà poi in una duratura e fraterna amicizia che li ha visti insieme sul set numerose volte lasciando al Cinema Italiano personaggi come Cornacchia il calzolaro ignorante de Nell’Anno del Signore  Colombo da Priverno il monsignore de “In nome del Papa Re” giusto per citarne alcuni. 

Un altro incontro durante la collaborazione ai testi di Carosello avviene con Renato Rascel protagonista di quello per la Margarina Foglia d’Oro. Negli anni sessanta inizia a scrivere anche per il teatro con il primo spettacolo Rugantino. Un lavoro come sceneggiatura cinematografica. Ad un certo punto il film salta e il produttore vende il copione a Garinei e Giovannini che si appropriarono nella paternità dell’opera. Gli autori risultarono essere loro insieme a Festa Campanile e Franciosa che avrebbero dovuto firmare la regia dell’opera cinematografica Magni compare solo nella collaborazione artistica. L’opera segnò il debutto teatrale di Nino Manfredi che era riluttante al cantare dal vivo su un paloscenico. Ma Magni lo convinse e andò benissimo. Nino fu un Rugantino straordinario.

Rugantino aprì a Magni  la porta del palcoscenico, seguono “Il   giorno della Tartaruga” con Renato Rascel e il celebre Ciao Rudy con Marcello Mastroianni. Collabora con Giorgio Bianchi – Mauro Bolognini – Pasquale Festa Campanile. Nel film “Le Voci Bianche” diretto da quest’ultimo fa anche una particina l’unica della sua carriera, dirà nell’intervista concessa a Marina Piccone:

“Impersonavo un gentiluomo del Settecento, con la parrucca e con i boccoli e il neo sulla guancia. Mi sentivo un imbecille volevo smettere dopo la prima scena, ma Pasqualino Festa Campanile e Massimo Franciosa che erano i registi e cosceneggiatori, furono inflessibili è stata la prima ed unica volta”

Scorrendo il regesto delle opere da sceneggiatore incontriamo film che come abbiamo detto oggi rappresentano delle pagine determinanti della storia del cinema italiano, come non citare la Mandragola del 1965 per la regia di Alberto Lattuada con un magnifico Totò. Per il principe Magni scrive il segmento dove il grande attore parla con i morti. Magni dirà sempre nell’intervista concessa a Marina Piccone:

“Un pezzo un po’ folle che nel testo di Macchiavelli non esiste. In un primo momento non venne montato perché sembrava deprimente all’interno di una commedia ma, poi, però dopo molti ripensamenti venne inserito. La scena fu girata di nascosto dal Vescovo che era contrario. Così mentre il produttore parlava con lui all’Arcivescovado, prendendo tempo, noi entrammo con tutta la troupe al cimitero dove Totò quasi cieco ma stupendo attaccò a parlare con le mummie”

Con “La Ragazza con la Pistola” scritta insieme con Rodolfo Sonego interpreta da Monica Vitti per la regia di Mario Monicelli sfiorarono l’Oscar sempre nell’intervista concessa a Marina Piccone il maestro racconta:

“Pensa che questa cosa l’ho saputa solo pochi anni fa, quando trasmisero il film in televisione e lessi su la Repubblica la notizia. E sono sicuro che non lo sapeva neanche Sonego. A quel tempo il nostro mestiere si viveva con meno smania di protagonismo. E pensare che adesso si scannerebbero per entrare nella cinquina del David di Donatello”  Nel 1968 qualcosa cambia nella vita artistica di Magni inizia a nascere in lui il desiderio di dirigere le cose che scriveva, fondamentalmente per due motivi il primo quello che il lavoro di sceneggiatore a quattro e a sei mani iniziava a stargli stretto, il secondo era quello che i registi avevano troppa libertà sulla storia che molto spesso stravolgevano e come spesso raccontava il maestro andavi a vedere il film che avevi scritto e trovavi che lei non era più la fidanzata di lui ma dell’amico di lui e che il finale era diverso.  In tal senso Scarpelli pronunciò una frase: “Ricordatevi che la sceneggiatura prima o poi si vendica. Non la tradite”. Frase che Magni prese come motto e decise di provare scrivendo Faustina.

Importante per Magni fu l’incontro casuale con Gianni Buffardi un giocatore di poker, che si occupava di compravendita di quadri con la passione per il cinema che gli chiese se aveva un soggetto carino e lui: “si ho Faustina”. Buffardi (era sposato con Liliana De Curtis la figlia di Totò) letto il soggetto allestì subito una produzione.

Qui Gigi conobbe Massimo Castellani che fu il suo primo aiuto regista e poi amico di una vita. Fu Castellani a salvare il film, quando Buffardi rimase senza lira accordandogli un prestito che permise la conclusione del lavoro montato nella cucina dell’abitazione del produttore non essendoci altro spazio. Raccontava il maestro che c’era un rubinetto che perdeva e quella goccia fu una tortura per tutta la lavorazione. La protagonista era Vonetta McGee una ragazza afroamericana femminista doc. In California era legata alle pantere nere, il movimento rivoluzionario che lottava contro la discriminazione razziale e per l’emancipazione dei neri. Lei era terribile, si faceva rispettare dagli uomini e il maestro l’ammirava per questo.

Il grande successo arriva l’anno dopo con “Nell’ Anno del Signore” film che ripercorre la storia di Leonida Montanari e Angelo Targhini i carbonari giustiziati in Piazza del Popolo dal boia mastro Titta il 23 Novembre dell’anno santo 1825 sotto il regno di Papa Leone XII. Anche qui una grande protagonista femminile Claudia Cardinale nel ruolo della ragazza “giudia” Giuditta De Castro (cognome della nonna paterna del maestro) Un aspetto importante in tutta la filmografia di Magni è il ruolo delle protagoniste femminili sempre tenute in grande considerazione racconta il maestro a Marina Piccone: 

 “Ho sempre pensato che le donne siamo meglio degli uomini. Gli uomini sono infami, violenti, prevaricatori. Quando uscì “Nell’Anno del Signore”, dove Claudia Cardinale fa la parte dell’amante del ciabattino, che si innamora del patriota Montanari e fa l’amore anche con Targhini sperando di salvarlo dalla ghigliottina, mi telefonò Anna Salvatore una famosa femminista dell’epoca. “Hai fatto un film meraviglioso” mi disse. “Hai raccontato la storia di una donna che scopa con tre uomini ma che non è una mignotta”. Per quanto riguarda la vita privata, sono sposato da più di cinquant’anni con Lucia, che ha avuto un ruolo determinante anche nella vita professionale”

Nel 1971 esce Scipione detto anche l’Africano con protagonista femminile Silvana Mangano qui riesce a far recitare per la prima ed unica volta insieme i fratelli Ruggero e Marcello Mastroianni nei ruoli degli Scipione Asiatico e Africano. Si tratta di un film molto particolare perché tratta il tema della corruzione nella Roma Repubblicana ma che si presta ancora ad una lettura estremante attuale.

Con la collaborazione del maestro Armando Trovajoli che già aveva scritto le musiche per “Nell’Anno del Signore” nel 1973 da vita a “La Tosca” una rivisitazione in chiave tragicomica dell’opera Pucciniana rispettandone però luoghi e struttura.  Trovajoli musica per questo film brani che oggi fanno parte del patrimonio storico della canzone romana, tra questi la celebre Nu je da retta Roma portata al successo da Gigi Proietti. Il testo porta un chiaro riferimento ad un fatto di cronaca avvenuto a Milano pochi anni prima del film la morte mai chiarita dell’anarchico Giuseppe Pinelli che secondo le fonti ufficiali si è gettato dalla finestra della Questura di Milano.

Nel 1974 esce un film che per la prima volta non è ambientato a Roma e non tratta temi storici stiamo parlando della Via dei Babuini ambientato in Africa. Il continente nero è la seconda grande passione di Gigi Magni che lo ha sempre studiato in tutta la sua vita. Protagonista femminile Catherine Spaack nel ruolo di Fiorenza nel cast anche Pippo Franco con una parte non comica. Seguono questo film tre episodi che si trovano inseriti in tre film diversi. Tutti e tre vedono come protagonista Nino Manfredi che interpreta tre personaggi lontani tra loro per caratteristiche e periodo storico. Il primo Felicetto Caprettari, un Cardinale che, durante un conclave, approfittando dell’acerrima rivalità tra due porporati, si fa eleggere Papa fingendosi gravemente malato. Il secondo Enzo Lucarelli, una guardia penitenziaria presa in ostaggio dai detenuti che protestano per l’attuazione della riforma carceraria. Il terzo Antonio Pecorari, un architetto che viene sedotto dalla figlia di un suo caro amico svedese.

Nel 1977 esce quella che può essere considerata l’opera massima di Luigi Magni con la fotografia di Danilo Desideri stiamo parlando de “In nome del Papa Re” il film più premiato firmato da Magni. Protagonista femminile Carmen Scarpitta nel ruolo della contessa Flaminia. Nel cast Nino Manfredi che interpretava Colombo da Priverno giudice del Tribunale della Sacra Consulta sull’orlo di dimettersi dai suoi incarichi perché stanco e in crisi di coscienza per il sangue sparso dalla Chiesa in nome di Cristo. Proprio mentre detta la lettera di dimissioni al suo perpetuo Serafino interpretato da Carlo Bagno arriva Flaminia una nobile romana a pregarlo di intercedere per il giovane Cesare Costa arrestato con Monti e Tognetti per la ritorsione contro l’attento degli Zuavi Pontifici alla caserma SERRISTORI in Trastevere dove trovò la morte Giuditta Tavani Arquarti. 

Alle rimostranze dell’alto prelato Flaminia è costretta a fargli capire che il giovane Cesarino era suo figlio e figlio dello stesso Monsignore, frutto di una notte d’amore durante i moti del 48 quando lei era impegnata a soccorrere i feriti insieme al Monsignore che li assisteva.  Don Colombo torna sui suoi passi e cerca con vari sotterfugi di salvare il ragazzo e nonostante una requisitoria molto pesante pronunciata in Tribunale non sala gli altri due. Questo lo getta ancora più in crisi. 

Nel 1980 esce nelle sale “Arrivano i Besaglieri” un film con protagonista Ugo Tognazzi e Ombretta Colli. Siamo al 20 Settembre 1870 a Porta Pia i Bersaglieri di La Marmora stanno combattendo il potere temporale del Papa orami ha le ore contate. Don Prospero interpretato da Ugo Tognazzi è pronto a resistere ad oltranza tanto che ospita nel suo palazzo un ufficiale degli Zuavi Don Alfonso Dell’Aquila D’Aragona che nella confusione della battaglia di Porta Pia uccide un ufficiale italiano. Questo non era nient’altro che Urbano (interpretato da Richy Tognazzi) figlio del nobile bolognese fieramente anti – sabaudo che lo aveva curato ed ospitato.

Nel 1983, arriva nelle sale con un lavoro molto particolare sulla vita del santo dei romani S. Filippo Neri dal titolo “State Buoni se potete” il film prende due David di Donatello uno per la colonna sonora ad Angelo Branduardi e uno come migliore attrice esordiente a Federica Mastroianni per il ruolo di Leonetta.

E’la prima delle due opere che testimoniano le origini cattoliche di Magni, e soprattutto nonostante il suo credo comunista, il suo essere cattolico. Il film è una preziosa opera musicale di Angelo Branduardi che ha scritto brani che sono patrimonio della storia della musica, come Vanità di Vanità o il tema di Leonetta.  Nel 1987 esce la seconda delle opere a sfondo religioso Secondo Ponzio Pilato. Qui con Nino Manfredi che interpreta il procuratore fa vedere il rimorso di Pilato dopo la condanna di Cristo. E’ un piccolo capolavoro sempre con le musiche di Branduardi vede Flavio Bucci nel ruolo di Erode Antipa – Stefania Sandrelli nel ruolo di Claudia la moglie di Pilato. Nino Manfredi vince il globo d’oro quale migliore attore protagonista.

Sempre nel 1987, lavora ad un film per la televisione con protagonista Franco Nero, il racconto di un anno della vita di Garibaldi 1860 – 1861 l’annessione del regno delle due Sicilie all’Italia e l’esilio di Caprera. Il film riscuote un ottimo successo di pubblico. Come sempre in gran parte gli ambienti sono quelli in cui accaddero i fatti. Grazie alla puntigliosa ricerca storica della Mirisola il vero architetto di tutti i film di Magni.

Nel 1988 arriva ‘ O Re sulla storia dell’esilio di Francesco II di Borbone e di Maria Sofia d’Austria nello stato pontificio dopo la perdita del Regno a causa dell’annessione dello stesso all’ Italia da parte delle truppe Garibaldine. Protagonista Giancarlo Giannini e Ornella Muti, un meraviglio Carlo Croccolo nel ruolo del maggiordomo Rafaele. Il film prende un Globo d’Oro a Giancarlo Giannini come migliore attore protagonista – due David di Donatello a Lucia Mirisola per i costumi e a Carlo Croccolo quale miglior attore non protagonista. Due Nastri d’Argento uno alla Mirisola per i costumi e l’altro a Croccolo come miglior attore non protagonista.

Nel 1990, va nelle sale, In nome del Popolo Sovrano, un film sui fatti della Repubblica Romana con protagonista Elena Sofia Ricci – Massimo Wertmuller – Alberto Sordi – Luca Barbareschi – Nino Manfredi nel ruolo di Ciceruacchio il film prende un David di Donatello per i costumi vinto da Lucia Mirisola.

Arriva nel 1995, un film molto particolare tratto da un romanzo sempre di Magni “Nemici d’Infanzia” il racconto autobiografico dell’occupazione militare di Roma periodo in cui è scoppiato nel maestro il suo ideale comunista quasi in risposta al terrore seminato dall’oppressore. Il film prende il David di Donatello come migliore sceneggiatura scritta a quattro mani con Carla Vistarini.

Nel 2000, chiude la sua carriera per il cinema con la Carbonara un film con protagonisti alcuni giovani attori come Pier Francesco Favino – Claudio Amendola e nel ruolo di Cecilia Lucrezia Lante Della Rovere. Non è proprio un congedo dei migliori, ma resta il fatto che si tratta ancora una volta di un film sulla Roma papalina, girato in prevalenza nei dintorni della capitale.

Nel 2003 con La Notte di Pasquino, termina la sua carriera si tratta di un lavoro per la televisione ambientato a Roma nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1870 con protagonisti Nino Manfredi e Fiorenzo Fiorentini.  La morte di Nino Manfredi nel 2004, lo sconvolge a tal punto da perdere ogni ispirazione, nel 2008 riceve il David di Donatello Speciale per i suoi 80 anni e i 40 di attività di regia. Purtroppo dopo una lunga malattia che ne aveva determinato l’uscita dalla vita pubblica, il 27 Ottobre del 2013 ci lascia all’età di 85 anni. Oggi riposa accanto alla sua Lucia al cimitero del Verano. I funerali vennero celebrati presso la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo a lui tanto cara

 



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