LUIGI MAGNI ( Roma 21 Marzo 1928 - 27 Ottobre 2013)
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Il maestro Luigi Magni durante le riprese de In nome del Papa Re (1977) |
La città
eterna, era da poco, capitale del Regno d’Italia, quando ancora si respirava
nelle strade del centro storico il sapore della Roma papalina, si stabiliscono
al numero 16 di Via Giulia, provenienti da Ceprano Luigi Pasquale Magni e
Marietta De Castro. Due giovani sposi, che avevano lasciato la loro terra
natia, perché lui era un dipendente della Società Acqua Marcia. Luigi, era un
uomo molto religioso, incarnava quasi lo stereotipo, degli uomini papalini,
faceva parte della Confraternita del SS.MO Sacramento e partecipava attivamente
alle attività del sodalizio indossando il caratteristico “sacco”.
La sera dopo il lavoro amava andare a pregare nella vicina chiesa di San Lorenzo in Damaso e poi fermarsi con gli amici all’osteria del Sor Antonio che era all’angolo di Via Sant’Eligio degli Orefici poco distante da casa a scambiare qualche parola con i soliti amici. A Via Giulia si stabiliscono, dopo il loro matrimonio Umberto (figlio di Luigi Pasquale e Giuditta De Castro) e Assunta Savi (figlia di Vincenzo Savi e Cecilia Miconi), nella storica via romana, nascono quattro dei loro cinque figli Amedeo – Franco Ugo e il 21 Marzo 1928, nasce Luigi. La vita in Via Giulia era quella comune al resto di Roma, qualche volta nonno Luigi tra una chiacchiera e l’altra dal sor Antonio qualche volta alzava il gomito e quando poi salendo le scale di casa cantava “recondita armonia”.
La morte
della madre e l’occupazione non aveva reso certo facile la vita dei fratelli
Magni, lo stipendio di Umberto che lavorava presso l’ Istituto Provinciale di
Assistenza all’Infanzia “Piero Colonna” non bastava e per sbarcare il lunario
dovevano vendere gli oggetti di casa per andare avanti. Nonostante
tutto erano degli adolescenti ogni uno col il proprio carattere, Luigi era il
più vivace tanto che non gli fu difficile crearsi una comitiva di coetanei con
i quali la sera dopo il coprifuoco usciva a strappare i bandi del maresciallo
Kessliring e i manifesti che invitavano all’arruolamento nelle risorte Forze Armate
della Repubblica Sociale oppure a scrivere sui muri “morte al fascio”, “
abbasso il Truce”, o “viva la fica
Frequentavano
una spiaggetta, una lingua di terra staccata dalla riva, detta esoticamente
“Isola der Zibbibbo”. Ci passavano interi pomeriggi stesi al sole come
lucertole. Gli anziani li avevano messi in guardia dai mulinelli e dal piscio
dei topi. Nessuno aveva insegnato loro a nuotare. Un giorno il fiume si portò
via Marcello. Aveva solo sette anni ma non era della loro comitiva. Mortuaria
andò a ripescarlo a Fiumicino. Loro raccolsero i vestiti, le scarpe e
incartarono tutto in un giornale. Fecero la conta a chi toccava informare la
famiglia. Toccò al Tripolino che aveva le ginocchia sempre scorticate. Gli
diedero il pacco. Per solidarietà andarono tutti. La famiglia di Marcello
abitava al “casermone”. La madre aprì la porta non ebbe neanche il tempo di
stupirsi nel vedere tutta quella pipinara sul pianerottolo. Il Tripolino le
mise il pacco in mano e disse semplicemente: “signò, ecco i panni. Marcello s’è
affogato. Dopodiche andarono via giù per le scale tutti di corsa perché il
primo a scappare fu proprio il Tripolino. La donna restò attaccata alla
maniglia della porta. Le era preso un accidente a secco. Dissero che per
staccarle la mano, avevano dovuto chiamare il fabbro
Finita la guerra Luigi, si iscrive al Liceo Dante Alighieri, che termina nel 1948 anno in cui nel mese di Novembre si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma che lascerà a pochi esami dalla fine perché dirà: “non mi aggiungeva niente” La sua conoscenza della lingua inglese gli permette di trovare lavoro come controllore di volo all’Aereoporto Internazionale di Roma (Ciampino). Ma non era certo la sua strada. In questi anni inizia anche a dar sfogo alla sua passione per il disegno pubblicando delle vignette satiriche sulle maggiori testate attive a Roma in quegli anni. Questa sua collaborazione gli permette di conoscere alla redazione del Marc’Aurelio Age & Scarpelli il duo che rappresenterà poi un caposaldo nella storia della sceneggiatura italiana
In quegli
anni Luigi viveva in una camera ammobiliata in Via degli Scialoja, nella stessa
casa viveva anche Willy Antuono un ragazzo americano che aveva lasciato il
nuovo continente per venire in Italia a studiare presso il Centro Sperimentale
di Cinematografia. Antuono stava lavorando ad un soggetto per Antonio Racioppi
un suo collega del Centro Sperimentale che doveva debuttare nella regia e
chiese a Luigi di aiutarlo. Il giovane Magni non aspettava altro. Scrissero così
“Tempo di Villeggiatura” il supervisore era Luigi Zampa al quale piacque molto
la storia. Ma per firmare la sceneggiatura ci volevano dei professionisti e
quindi vennero chiamati Age & Scarpelli. Come tutti i ragazzi
intellettuali di quel periodo anche Magni la sera frequentava l’Osteria dei
Fratelli Menghi dietro Piazzale Flaminio. Era un luogo di ritrovo e di
discussione. Qui una sera conobbe Lucia Mirisola una ragazza veneziana arrivata
a Roma per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia. L’incontro non
fu certo idilliaco ma poi parlarono per tutta la sera. Era l’inizio di una
storia d’amore e di vita professionale destinata a durare più di mezzo
secolo. Anche lei viveva in una camera ammobiliata in Via Capo
D’Africa. Dopo qualche tempo, durante il quale si sono frequentati lei gli fa
una proposta “andiamo a vivere insieme per risparmiare un affitto” Andarono
quindi in Via del Corso in una casa di proprietà della famiglia Incagliati.
Lucia era una ragazza molto determinata sapeva bene cosa voleva è stata una
delle prime donne a portare i pantaloni. Dopo pochi mesi di convivenza decisero
di sposarsi. Lo pochi mesi di convivenza decisero di
sposarsi. Lo fecero il 16 Agosto 1956 all’epoca Roma era
amministrata da una giunta democristiana ma Magni fece del tutto per essere
sposato da un consigliere comunista.
Dopo
vent’anni i due si sposarono in Chiesa a Venezia era il 26 Agosto 1984. Magni
dirà in una intervista concessa a Marina Piccone che aveva il desiderio di
riscoprire le sue origini cattoliche Nel 1956 Magni lavorava ancora a Ciampino
quando un aereo militare voleva decollare ma c’era un altro aereo
già pronto ad alzarsi in volo. L’ufficiale insisteva per partire con fare
arrogante. Luigi non gli diede l’autorizzazione commentando il fatto con un
linguaggio piùtosto colorito. Il giorno dopo l’ufficiale volle sapere chi
fosse il maleducato, Magni non godeva di buona fama nell’ambiente perché era
irriverente nei confronti delle autorità e leggeva l’Unità cosa considerata
quasi criminosa venne mandato in esilio a Ponza dove c’era un radiofaro.
L’isola era deserta. Era considerata un luogo di proscrizione. C’era chi aveva
i genitori iscritti al Partito Cominista , il soldato che aveva dato uno
schiaffo al tenente persone scomode insomma. Insomma un ambiente invivibile.
Gigi lo confidò a Lucia e lei senza colpo ferile: “licenziati”.
Così tornò
a Roma. I cinque anni passati in aeronautica e il lavoro da sceneggiatore
gli permise di vivere una giovinezza non miserabile. Dopo “Tempo di Villeggiatura”
Magni inzia una carriera di sceneggiatore che lo porterà a firmare grazie alla
collaborazione con Age & Scarpelli che oltre a lavorare per il cinema
lavoravano molto anche per i caroselli. Non potendo far fronte alle eccessive
richieste chiesero a Magni e al fratello di Furio Scarpelli Manlio di scrivere
i testi. Il compenso non era alto ma a loro andava bene e accettarono con
entusismo. Age & Scarpelli davano lo slogan finale il così detto
codino e lo scrivevano la storia. Ad un certo punto Manlio Scarpelli che era
anche un redattore dell’Avanti dovette rinunciare a questa collaborazione.
Magni chiese al produttore Theodoli di lasciarlo continuare da solo e così
avvenne.
Si devono
al genio del maestro piccoli capolavori come il carosello per la brillantina
Linetti con Cesare Polacco nel ruolo del mitico ispettore Roc, quello del
formaggio Invernizzi con Nino Taranto, quello della penna Bic con Nino
Manfredi. Fu proprio il carosello citato a far incontrare per la prima volta
Luigi Magni e Nino Manfredi è l’inizio di una lunga collaborazione che sfocierà
poi in una duratura e fraterna amicizia che li ha visti insieme sul set
numerose volte lasciando al Cinema Italiano personaggi come Cornacchia il
calzolaro ignorante de Nell’Anno del Signore Colombo da Priverno il
monsignore de “In nome del Papa Re” giusto per citarne alcuni.
Un altro
incontro durante la collaborazione ai testi di Carosello avviene con Renato
Rascel protagonista di quello per la Margarina Foglia d’Oro. Negli anni
sessanta inizia a scrivere anche per il teatro con il primo spettacolo
Rugantino. Un lavoro come sceneggiatura cinematografica. Ad un certo punto il
film salta e il produttore vende il copione a Garinei e Giovannini che si
appropriarono nella paternità dell’opera. Gli autori risultarono essere loro
insieme a Festa Campanile e Franciosa che avrebbero dovuto firmare la regia
dell’opera cinematografica Magni compare solo nella collaborazione artistica.
L’opera segnò il debutto teatrale di Nino Manfredi che era riluttante al cantare
dal vivo su un paloscenico. Ma Magni lo convinse e andò benissimo. Nino fu un
Rugantino straordinario.
Rugantino
aprì a Magni la porta del palcoscenico, seguono
“Il giorno della Tartaruga” con Renato Rascel e il celebre
Ciao Rudy con Marcello Mastroianni. Collabora con Giorgio Bianchi – Mauro
Bolognini – Pasquale Festa Campanile. Nel film “Le Voci Bianche” diretto da
quest’ultimo fa anche una particina l’unica della sua carriera, dirà
nell’intervista concessa a Marina Piccone:
“Impersonavo
un gentiluomo del Settecento, con la parrucca e con i boccoli e il neo sulla
guancia. Mi sentivo un imbecille volevo smettere dopo la prima scena, ma
Pasqualino Festa Campanile e Massimo Franciosa che erano i registi e
cosceneggiatori, furono inflessibili è stata la prima ed unica volta”
Scorrendo
il regesto delle opere da sceneggiatore incontriamo film che come abbiamo detto
oggi rappresentano delle pagine determinanti della storia del cinema italiano,
come non citare la Mandragola del 1965 per la regia di Alberto Lattuada con un
magnifico Totò. Per il principe Magni scrive il segmento dove il grande attore
parla con i morti. Magni dirà sempre nell’intervista concessa a Marina Piccone:
“Un pezzo
un po’ folle che nel testo di Macchiavelli non esiste. In un primo momento non
venne montato perché sembrava deprimente all’interno di una commedia ma, poi,
però dopo molti ripensamenti venne inserito. La scena fu girata di nascosto dal
Vescovo che era contrario. Così mentre il produttore parlava con lui
all’Arcivescovado, prendendo tempo, noi entrammo con tutta la troupe al
cimitero dove Totò quasi cieco ma stupendo attaccò a parlare con le mummie”
Con “La
Ragazza con la Pistola” scritta insieme con Rodolfo Sonego interpreta da Monica
Vitti per la regia di Mario Monicelli sfiorarono l’Oscar sempre nell’intervista
concessa a Marina Piccone il maestro racconta:
“Pensa che
questa cosa l’ho saputa solo pochi anni fa, quando trasmisero il film in
televisione e lessi su la Repubblica la notizia. E sono sicuro che non lo
sapeva neanche Sonego. A quel tempo il nostro mestiere si viveva con meno
smania di protagonismo. E pensare che adesso si scannerebbero per entrare nella
cinquina del David di Donatello” Nel 1968 qualcosa cambia nella vita
artistica di Magni inizia a nascere in lui il desiderio di dirigere le cose che
scriveva, fondamentalmente per due motivi il primo quello che il lavoro di
sceneggiatore a quattro e a sei mani iniziava a stargli stretto, il secondo era
quello che i registi avevano troppa libertà sulla storia che molto spesso
stravolgevano e come spesso raccontava il maestro andavi a vedere il film che
avevi scritto e trovavi che lei non era più la fidanzata di lui ma dell’amico
di lui e che il finale era diverso. In tal senso Scarpelli pronunciò
una frase: “Ricordatevi che la sceneggiatura prima o poi si vendica. Non la
tradite”. Frase che Magni prese come motto e decise di provare scrivendo
Faustina.
Importante
per Magni fu l’incontro casuale con Gianni Buffardi un giocatore di poker,
che si occupava di compravendita di quadri con la passione per il cinema che
gli chiese se aveva un soggetto carino e lui: “si ho Faustina”. Buffardi (era
sposato con Liliana De Curtis la figlia di Totò) letto il soggetto allestì
subito una produzione.
Qui Gigi
conobbe Massimo Castellani che fu il suo primo aiuto regista e poi amico di una
vita. Fu Castellani a salvare il film, quando Buffardi rimase senza lira
accordandogli un prestito che permise la conclusione del lavoro montato nella
cucina dell’abitazione del produttore non essendoci altro spazio. Raccontava il
maestro che c’era un rubinetto che perdeva e quella goccia fu una tortura per
tutta la lavorazione. La protagonista era Vonetta McGee una ragazza
afroamericana femminista doc. In California era legata alle pantere nere, il
movimento rivoluzionario che lottava contro la discriminazione razziale e per
l’emancipazione dei neri. Lei era terribile, si faceva rispettare dagli uomini
e il maestro l’ammirava per questo.
Il grande
successo arriva l’anno dopo con “Nell’ Anno del Signore” film che ripercorre la
storia di Leonida Montanari e Angelo Targhini i carbonari giustiziati in Piazza
del Popolo dal boia mastro Titta il 23 Novembre dell’anno santo 1825 sotto il
regno di Papa Leone XII. Anche qui una grande protagonista femminile Claudia
Cardinale nel ruolo della ragazza “giudia” Giuditta De Castro (cognome della
nonna paterna del maestro) Un aspetto importante in tutta la filmografia di
Magni è il ruolo delle protagoniste femminili sempre tenute in grande
considerazione racconta il maestro a Marina Piccone:
“Ho
sempre pensato che le donne siamo meglio degli uomini. Gli uomini sono infami,
violenti, prevaricatori. Quando uscì “Nell’Anno del Signore”, dove Claudia
Cardinale fa la parte dell’amante del ciabattino, che si innamora del patriota
Montanari e fa l’amore anche con Targhini sperando di salvarlo dalla
ghigliottina, mi telefonò Anna Salvatore una famosa femminista dell’epoca. “Hai
fatto un film meraviglioso” mi disse. “Hai raccontato la storia di una donna
che scopa con tre uomini ma che non è una mignotta”. Per quanto riguarda la
vita privata, sono sposato da più di cinquant’anni con Lucia, che ha avuto un
ruolo determinante anche nella vita professionale”
Nel 1971
esce Scipione detto anche l’Africano con protagonista femminile Silvana
Mangano qui riesce a far recitare per la prima ed unica volta insieme i
fratelli Ruggero e Marcello Mastroianni nei ruoli degli Scipione Asiatico e
Africano. Si tratta di un film molto particolare perché tratta il tema della
corruzione nella Roma Repubblicana ma che si presta ancora ad una lettura
estremante attuale.
Con la
collaborazione del maestro Armando Trovajoli che già aveva scritto le musiche
per “Nell’Anno del Signore” nel 1973 da vita a “La Tosca” una rivisitazione in
chiave tragicomica dell’opera Pucciniana rispettandone però luoghi e
struttura. Trovajoli musica per questo film brani che oggi fanno
parte del patrimonio storico della canzone romana, tra questi la celebre
Nu je da retta Roma portata al successo da Gigi Proietti. Il testo porta un
chiaro riferimento ad un fatto di cronaca avvenuto a Milano pochi anni prima
del film la morte mai chiarita dell’anarchico Giuseppe Pinelli che secondo le
fonti ufficiali si è gettato dalla finestra della Questura di Milano.
Nel 1974
esce un film che per la prima volta non è ambientato a Roma e non tratta
temi storici stiamo parlando della Via dei Babuini ambientato in Africa. Il
continente nero è la seconda grande passione di Gigi Magni che lo ha sempre
studiato in tutta la sua vita. Protagonista femminile Catherine Spaack nel
ruolo di Fiorenza nel cast anche Pippo Franco con una parte non comica. Seguono
questo film tre episodi che si trovano inseriti in tre film diversi. Tutti
e tre vedono come protagonista Nino Manfredi che interpreta tre personaggi
lontani tra loro per caratteristiche e periodo storico. Il primo Felicetto
Caprettari, un Cardinale che, durante un conclave, approfittando dell’acerrima
rivalità tra due porporati, si fa eleggere Papa fingendosi gravemente malato.
Il secondo Enzo Lucarelli, una guardia penitenziaria presa in ostaggio dai
detenuti che protestano per l’attuazione della riforma carceraria. Il terzo
Antonio Pecorari, un architetto che viene sedotto dalla figlia di un suo caro
amico svedese.
Nel 1977
esce quella che può essere considerata l’opera massima di Luigi Magni con la
fotografia di Danilo Desideri stiamo parlando de “In nome del Papa Re” il film
più premiato firmato da Magni. Protagonista femminile Carmen Scarpitta nel
ruolo della contessa Flaminia. Nel cast Nino Manfredi che interpretava Colombo
da Priverno giudice del Tribunale della Sacra Consulta sull’orlo di dimettersi
dai suoi incarichi perché stanco e in crisi di coscienza per il sangue sparso
dalla Chiesa in nome di Cristo. Proprio mentre detta la lettera di dimissioni
al suo perpetuo Serafino interpretato da Carlo Bagno arriva Flaminia una nobile
romana a pregarlo di intercedere per il giovane Cesare Costa arrestato con
Monti e Tognetti per la ritorsione contro l’attento degli Zuavi Pontifici alla
caserma SERRISTORI in Trastevere dove trovò la morte Giuditta Tavani
Arquarti.
Alle
rimostranze dell’alto prelato Flaminia è costretta a fargli capire che il
giovane Cesarino era suo figlio e figlio dello stesso Monsignore, frutto di una
notte d’amore durante i moti del 48 quando lei era impegnata a soccorrere i
feriti insieme al Monsignore che li assisteva. Don Colombo torna sui
suoi passi e cerca con vari sotterfugi di salvare il ragazzo e nonostante una
requisitoria molto pesante pronunciata in Tribunale non sala gli altri due.
Questo lo getta ancora più in crisi.
Nel 1980
esce nelle sale “Arrivano i Besaglieri” un film con protagonista Ugo
Tognazzi e Ombretta Colli. Siamo al 20 Settembre 1870 a Porta Pia i Bersaglieri
di La Marmora stanno combattendo il potere temporale del Papa orami ha le ore
contate. Don Prospero interpretato da Ugo Tognazzi è pronto a resistere ad
oltranza tanto che ospita nel suo palazzo un ufficiale degli Zuavi Don Alfonso
Dell’Aquila D’Aragona che nella confusione della battaglia di Porta Pia uccide
un ufficiale italiano. Questo non era nient’altro che Urbano (interpretato da
Richy Tognazzi) figlio del nobile bolognese fieramente anti – sabaudo che lo
aveva curato ed ospitato.
Nel 1983,
arriva nelle sale con un lavoro molto particolare sulla vita del santo dei
romani S. Filippo Neri dal titolo “State Buoni se potete” il film prende due
David di Donatello uno per la colonna sonora ad Angelo Branduardi e uno come
migliore attrice esordiente a Federica Mastroianni per il ruolo di Leonetta.
E’la prima
delle due opere che testimoniano le origini cattoliche di Magni, e soprattutto
nonostante il suo credo comunista, il suo essere cattolico. Il film è una
preziosa opera musicale di Angelo Branduardi che ha scritto brani che sono
patrimonio della storia della musica, come Vanità di Vanità o il tema di
Leonetta. Nel 1987 esce la seconda delle opere a sfondo religioso
Secondo Ponzio Pilato. Qui con Nino Manfredi che interpreta il procuratore fa
vedere il rimorso di Pilato dopo la condanna di Cristo. E’ un piccolo
capolavoro sempre con le musiche di Branduardi vede Flavio Bucci nel ruolo di
Erode Antipa – Stefania Sandrelli nel ruolo di Claudia la moglie di Pilato.
Nino Manfredi vince il globo d’oro quale migliore attore protagonista.
Sempre nel
1987, lavora ad un film per la televisione con protagonista Franco Nero,
il racconto di un anno della vita di Garibaldi 1860 – 1861 l’annessione del
regno delle due Sicilie all’Italia e l’esilio di Caprera. Il film riscuote un
ottimo successo di pubblico. Come sempre in gran parte gli ambienti sono quelli
in cui accaddero i fatti. Grazie alla puntigliosa ricerca storica della
Mirisola il vero architetto di tutti i film di Magni.
Nel 1988 arriva ‘ O Re sulla storia dell’esilio di
Francesco II di Borbone e di Maria Sofia d’Austria nello stato pontificio dopo
la perdita del Regno a causa dell’annessione dello stesso all’ Italia da parte
delle truppe Garibaldine. Protagonista Giancarlo Giannini e Ornella Muti, un
meraviglio Carlo Croccolo nel ruolo del maggiordomo Rafaele. Il film prende un
Globo d’Oro a Giancarlo Giannini come migliore attore protagonista – due David
di Donatello a Lucia Mirisola per i costumi e a Carlo Croccolo quale miglior
attore non protagonista. Due Nastri d’Argento uno alla Mirisola per i costumi e
l’altro a Croccolo come miglior attore non protagonista.
Nel 1990,
va nelle sale, In nome del Popolo Sovrano, un film sui fatti della Repubblica
Romana con protagonista Elena Sofia Ricci – Massimo Wertmuller – Alberto
Sordi – Luca Barbareschi – Nino Manfredi nel ruolo di Ciceruacchio il film
prende un David di Donatello per i costumi vinto da Lucia Mirisola.
Arriva nel
1995, un film molto particolare tratto da un romanzo sempre di Magni
“Nemici d’Infanzia” il racconto autobiografico dell’occupazione militare di
Roma periodo in cui è scoppiato nel maestro il suo ideale comunista quasi in
risposta al terrore seminato dall’oppressore. Il film prende il David di
Donatello come migliore sceneggiatura scritta a quattro mani con Carla
Vistarini.
Nel 2000,
chiude la sua carriera per il cinema con la Carbonara un film con
protagonisti alcuni giovani attori come Pier Francesco Favino – Claudio
Amendola e nel ruolo di Cecilia Lucrezia Lante Della Rovere. Non è proprio
un congedo dei migliori, ma resta il fatto che si tratta ancora una volta di un
film sulla Roma papalina, girato in prevalenza nei dintorni della capitale.
Nel 2003
con La Notte di Pasquino, termina la sua carriera si tratta di un lavoro
per la televisione ambientato a Roma nella notte tra il 19 e il 20 settembre
1870 con protagonisti Nino Manfredi e Fiorenzo Fiorentini. La morte
di Nino Manfredi nel 2004, lo sconvolge a tal punto da perdere ogni
ispirazione, nel 2008 riceve il David di Donatello Speciale per i suoi 80 anni
e i 40 di attività di regia. Purtroppo dopo una lunga malattia che ne aveva
determinato l’uscita dalla vita pubblica, il 27 Ottobre del 2013 ci lascia
all’età di 85 anni. Oggi riposa accanto alla sua Lucia al cimitero del Verano.
I funerali vennero celebrati presso la Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo
a lui tanto cara
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